"Sai, adesso riesco a camminare. Vuoi vedere? Dai mamma, aiutami! Non ci posso credere, riesco a fare dei piccoli passi. Non è incredibile?".

Samuel ha una luce particolare negli occhi. Il dolore, gli interventi chirurgici e le privazioni che ha dovuto sopportare per una vita intera, non gli hanno affatto spento il sorriso. A ottobre compirà dodici anni e ha già il coraggio di un leone.

Ma dietro quegli occhi allegri e vispi si nasconde la storia di un’infanzia negata. Da quando è nato convive con una grave patologia che coinvolge gli arti inferiori: la Sindrome del Piede Torto Congenito. Ad oggi, dopo un infinito calvario, arriva la luce in fondo a tunnel: Samuel è in via di guarigione e ha già iniziato a camminare.

"A soli dieci giorni di vita lo hanno ingessato dall’inguine alla punta dei piedi – racconta Anna Marasca, la mamma di Samuel – Per riportare gli arti in posizione l’ingessatura è necessaria. Io e mio marito abbiamo fatto di tutto per nostro figlio. Se ripenso a quello che abbiamo passato, ho i brividi”.

La diagnosi di Samuel travolge la famiglia Manco come un tornando. Da quel momento niente sarà più come prima. Anna e Carmine girano tutto lo stivale alla ricerca di un medico affidabile, ma le insidie sono dietro l’angolo. “Dopo la nascita di mio figlio ho perso il lavoro. Sono stati momenti tremendi, ma non mi sono mai arreso – spiega Carmine Manco, papà di Samuel - La Regione Campania non offre un valido aiuto alle famiglie. Prima di ottenere una convenzione per le ingessature, è obbligatorio fare una visita privata di 250 euro. Siamo cinque in famiglia, abbiamo altri due figli. I soldi continuavano a scarseggiare, mi sentivo impotente”.

Intanto, il tempo passa. Samuel ha quattro anni e trascorre l’infanzia ingessato. Anna e Carmine non si scoraggiano e contattano una dottoressa di Barcellona, apparentemente esperta nella Sindrome del Piede Torto. “Sono stati gli altri genitori a parlarci di lei – spiega Anna - L’avevano dipinta come un medico super qualificato e in preda alla disperazione ci siamo fidati. A detta sua, per guarire Samuel, era necessario un intervento da 12mila euro. Se avessi saputo cosa sarebbe successo, non le avrei mai permesso di toccare mio figlio”.

Carmine non si arrende e fa di tutto per raccogliere la cifra. In quel periodo viene riassunto e inizia a lavorare di nuovo per la Metalmeccanica Campania. Sarà proprio il suo superiore - l’Ingegnere Cesare Damiano (insieme ad Elsa Pagano) – ad aiutarlo economicamente. “L’intervento purtroppo non andò affatto bene – racconta Carmine - Il piede sinistro era in recidiva e Samuel non riusciva a camminare. La dottoressa sparì dalla circolazione, bloccando ogni tipo di comunicazione. I dolori post-operatori di mio figlio erano lancinanti".

Grazie al dottor D'Addetta, medico di Bari, Anna ha la possibilità di raccontare - in occasione di un congresso di medicina ortopedica - la storia di suo figlio e la grave negligenza medica. Dal pulpito di quel convegno sbugiarda davanti a tutti la dottoressa di Barcellona e la sue presunte competenze, mettendo in guardia gli altri genitori. 

Poi, quattro mesi fa, la svolta. Anna e Carmine contattano un’equipe medica di Bologna - specializzata nel trattamento della patologia - composta da Manuele Lampasi, Giovanni Lucchesi, Camilla Bettuzzie Giada Salvatori. I medici comunicano alla famiglia che il bimbo necessita di un fissatore, unica chance per rimettere il piede sinistro in posizione. Anche in questo caso l’intervento è costosissimo. Il papà di Anna, l’ingegnere Damiano, i colleghi di Carmine e la stessa equipe medica si mobilitano immediatamente per aiutare la famiglia Manco.

"Mio figlio ha sofferto tantissimo durante i tre mesi di fissatore. Aveva 24 ferri conficcati nelle ossa e nella carne. Dopo una piccola complicazione i medici lo hanno operato di nuovo a febbraio. Prima dell'intervento ci hanno comunicato che Samuel avrebbe dovuto indossare il fissatore per un altro mese, eravamo disperati".

Ma dopo il buio, arriva la luce. "Non dimenticherò mai quel momento, sono svenuto dall'emozione - spiega Carmine - l'intervento era riuscito benissimo e Samuel non aveva più neanche bisogno del fissatore. Per me è stato un miracolo. Nella radiografia fatta la mattina stessa il piede era oggettivamente storto. Dopo l'intervento, invece, l'osso era completamente dritto. Eppure i medici non ci avevano mai dato speranza, anzi, erano piuttosto certi ci volesse a prescindere il fissatore".

Dopo 11 anni di calvario Samuel muove i suoi primi passi nel mondo e, in meno di un mese, toglierà il gesso al piede sinistro per indossare un apposito tutore. Oggi, per questo piccolo (grande) eroe, inizia una nuova vita.

Sondaggio


Risultati



Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"