"Come se mi vergognassi di essere nero". Spunta anche una lettera inviata da Seid Visin alla psicoterapeuta e agli amici. Il 20enne di Nocera Inferiore, trovato morto lo scorso giovedì, parlava di un suo malessere personale a causa della società in cui viveva.

C'è ancora enorme sgomento per la triste scomparsa del giovane che era calcisticamente cresciuto nella Scuola Calcio Azzurri di Torre Annunziata. Emergono sempre più ombre e elementi sconcertati nella vita di Seid, che a soli 16 anni aveva deciso di lasciare il pallone.

“Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone.

Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovassero lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa. Come se mi vergognassi di essere nero.

“Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente "Vita".

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