Napoli è l'unica città d'Europa, forse del mondo, in cui "si può diventare un boss a 18 anni, in cui si possono compiere delitti efferati tra 15 e 18 anni e dove a 14 anni puoi essere un pusher". La criminalità minorile all'ombra del Vesuvio, assume dimensioni preoccupanti, secondo il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, intervenuto oggi, insieme con il presidente della Corte di Appello Giuseppe de Carolis di Prossedi, alla conferenza stampa di presentazione dell'anno giudiziario 2022.

A tredici anni, in alcune realtà degradate del capoluogo e della sua popolosa provincia, "si seguono modelli di vita ispirati al boss del quartiere". Riello ha puntato il dito contro le crescenti aggressioni che si registrato, tra 14enni, frutto, "di una navigazione incontrollata sul web caratterizzata da accesso senza filtri a siti che incitano all'odio e alla violenza. Giochi violenti che invitano anche all'autolesionismo". "Ognuno faccia la sua parte - ha spiegato Riello - non bastano manette e processi. Servono lavoro e alternative per i giovani delle periferie degradate". In sostanza, mandarli semplicemente in carcere, significa, secondo de Carolis, dargli la possibilità di prendere "un master in criminalità. Serve una rieducazione alla quale deve concorrere la magistratura ma anche la politica, proponendo alternative efficaci. "Ma - ha concluso Riello - dobbiamo anche reprimere e condannare", quando ci si trova di fronte a una condotta criminale reiterata.

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