La conferma della preoccupazione dei territori campani in materia di tutela della salute, più volte avanzata da Associazione e Comitati vesuviani, arriva dai dati Eurostat pubblicati dal servizio Info Data del “Sole24Ore” che registra i dati di mortalità per cancro in soggetti al di sotto dei 65 anni. In pratica l’Europa è divisa in due tra il blocco orientale in cui l’incidenza delle patologie tumorali è di gran lunga superiore alla media europea, con l’Ungheria capofila, e il blocco occidentale dove l’Italia risulta, una volta tanto al di sotto della media UE. 

Ma in Italia, a stridere con i dati, sono la Valle d’Aosta e la Campania a essere le regioni che fanno concorrenza ai paesi dell’est per mortalità da cancro e affini. In particolare in Campania i cluster territoriali più esposti e con grande frequenza di mortalità, insiste in gran parte nei confini dell’Asl Na3sud dove le aree a ridosso del vesuviano che fanno capo a Somma Vesuviana, Palma Campania, Striano, S.Giuseppe Vesuviano, Terzigno e un cluster tra Portici e S.Giorgio a Cremano segnano dati allarmanti in tal senso.

Praticamente sono le aree sovrapponibili agli ex SIN (siti di interesse nazionale) inquinati (oggi siti regionali per una scellerata decisione del Governo Monti complice la Giunta regionale dell’epoca) del Bacino del fiume Sarno, del Litorale vesuviano e Napoli est. In particolare i cluster vesuviani risultano a ridosso delle mega discariche del Vesuvio dell’area Pozzelle e fungaia del Somma, che da decenni , senza alcun monitoraggio delle protezioni sottostanti usurate, percolano in profondità. Nessun nesso causa/effetto certo è dimostrabile, ma certamente il principio di precauzione raccomandato dalle istituzioni UE e sempre sottostimato dalle istituzioni nazionali e regionali, qui vale, eccome.

Ed in particolare in questi territori mai è stato fatto, nella popolazione uno screening capillare e preventivo per la ricerca dei contaminanti ambientali né tanto meno una ispezione costante dei piezometri a monte  e a valle dei siti di sversamento e dei pozzi artesiani privati al fine di valutare la profondità dell’inquinamento che durante la lotta delle popolazioni contro la discarica Sari, le autorità avevano promesso di monitorare nel tempo, arrivando persino a vietare l’irrigazione dei terreni dai pozzi privati. E tutto questo nonostante le ripetute denuncie alla Magistratura inquirente che su questo versante ha sempre tenuto un atteggiamento pilatesco, ritenendo di non prendere assolutamente in considerazione tale rischio.

A questo aggiungasi che nonostante l’Asl3sud da tempo abbia implementato, prima in Campania, lo screening per la prevenzione del Ca mammario (Mammografia) e Cervico vaginale (Pap test), allo stato risulta essere il fanalino di coda per arruolamento della popolazione bersaglio femminile dovuto alla scarsa convinzione di sottoporsi a questi importanti momenti di prevenzione della propria salute. Mentre inascoltato è stato l’allarme di non trascurare la pressione inquinante a cui è stata sottoposta la popolazione vesuviana tutta, a causa dei devastanti roghi del 2016 e ancor più 2017, che ha costretto per giorni la popolazione a rimanere chiusa in casa per l’alta concentrazione di fumi tossici e particolato ultrafine in gran quantità frammisto a tutto il materiale discaricato nei sentieri vesuviani andati a fuoco per circa un mese. Tutti elementi questi che le Agenzie di protezione hanno sempre sottostimato, oggi come allora.

La #terradeifuochi è qui e la speranza e la richiesta è che ora si prenda contezza del disastro ambientale e sanitario e si mettano in atto tutte le misure, a partire dalla prevenzione e monitoraggio della salute della popolazione e ci si confronti con Associazioni e Comitati che in questi anni, drammaticamente, hanno visto più lontano delle istituzioni deputate e non hanno mai smesso di denunciare e lottare per rendere questo territorio un luogo più sicuro per tutti. Politici compresi.

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