Lavoratore esposto all’amianto: sarà risarcito con 190mila euro
Si conclude la battaglia giudiziaria per un operaio di cantieri di Castellammare di Stabia
20-02-2024 | di Marco De Rosa
VERSIONE ACCESSIBILE DELL'ARTICOLO
Ha dimostrato in tribunale di aver contratto una patologia direttamente correlata all’esposizione all’amianto nei luoghi di lavoro. E così per un operaio di Scafati che ha lavorato per anni alla Fincantieri di Castellammare di Stabia è arrivato un risarcimento di 190mila euro.
La somma è stata stabilita dal Tribunale Civile di Torre Annunziata in favore dell’uomo. “Quel che è certo– spiega l’avvocato Domenico Carotenuto, che ha assistito il lavoratore nella richiesta di risarcimento per esposizione all’amianto – è che la sentenza invia un chiaro messaggio sul ruolo fondamentale della Giustizia nella tutela dei diritti e della salute dei lavoratori, specialmente in contesti industriali. La Giustizia italiana si è dimostrata attenta e imparziale nella gestione di questa vicenda, offrendo un sostegno significativo nella ricerca di soluzioni giudiziarie e conciliative”.
Il lavoratore-ammalato si è rivolto all’avvocato Carotenuto per ricevere consulenza legale riguardo alle implicazioni giuridiche di una patologia contratta in servizio. Il consulente si è avvalso dei pareri e delle relazioni medico-legali del dottor Nicola Maria Giorgio. Un supporto significativo al caso è stato dato anche dalle associazioni per la salute dei lavoratori, ma il parere medico-legale è stato fondamentale affinché si potessero difendere i diritti del lavoratore. Una volta valutata e analizzata minuziosamente la posizione del dipendente, è stato dimostrato come la malattia fosse imputabile esclusivamente all’esposizione all’amianto.
Castellammare, un centro giovanile nell'ex discoteca Plan B
Va in gara la riconversione del locale in via Piombiera al confine con Torre Annunziata
“I principali argomenti e fattori considerati nella ricerca di risarcimento per questo caso – ha spiegato il legale – sono stati quelli della mancata informazione da parte del datore di lavoro del pericolo di presenza dell’amianto e della sua pericolosità, mancata adozione delle procedure per evitare l’esposizione ed il contatto diretto con l’elemento e l’assenza di dispositivi di protezione individuali (Dpi) validi per contrastare l’inalazione delle fibre di asbesto”.
Si è aperto quindi un tavolo di trattativa in sede giudiziaria in cui il lavoratore ha ottenuto un risarcimento che ha previsto compensazioni anche per la moglie e per le figlie. Come certificato dall’Inail, ha ricevuto la cifra complessiva di 190mila euro, di cui 130mila per il lavoratore, 20mila per la moglie e per ciascuna delle figlie.
Quello stabilito dal Tribunale Civile di Torre Annunziata è un risarcimento sicuramente importante, capace di aprire nuove prospettive nella tutela dei lavoratori e delle loro famiglie in questo tipo di contenziosi, che ricadono in una materia giuridica molto delicata.
Nel 1992 l’Italia ha emanato la legge 257, con cui ha messo definitivamente al bando l’amianto, sostanza dannosa che può provocare patologie quali tumore maligno di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, malattie della pleura e malattie polmonari, danni all’apparato respiratorio e agli organi intratoracici.
Nonostante il provvedimento, ogni anno sono circa 1.400 i lavoratori colpiti da malattie asbesto-correlate. Per tutelare questi lavoratori, nel 2008 è stato istituito il fondo Inail per vittime dell’amianto.
Sondaggio
Risultati
Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"