Lavori pubblici mai eseguiti: coinvolto dirigente Asl Napoli 3 Sud
Organizzazione aveva base in Toscana. Cinque arresti: i soldi (sei milioni) riciclati dai Casalesi
27-03-2018 | di Redazione
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Denaro pubblico per lavori appaltati dall’Asl Napoli 3 Sud di Torre Annunziata ma mai eseguiti, veniva incassato da imprenditori vicini al clan dei Casalesi e poi riciclato in aziende del settore edile con sede a Lucca e Caserta.
Smascherata l’organizzazione che dalla metà del 2012, avrebbe fruttato circa 6 milioni di euro, basato su quello che gli inquirenti hanno definito il “triangolo maledetto” composto da corruzione, criminalità organizzata e riciclaggio.
Le indagini, eseguite dalla Guardia di Finanza di Lucca e coordinate dalla Dda di Firenze, hanno portato all'arresto di 5 persone, 2 in esecuzione di misura cautelare in carcere e 3 ai domiciliari. Complessivamente nell'inchiesta, che ha portato al sequestro di beni per 6 milioni, sono indagate 11 persone, 9 delle quali accusate di associazione a delinquere, e ben 30 società.
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Il boss dei Casalesi vuole collaborare
In manette sono finiti gli imprenditori Feliciano Piccolo, 51 anni di Caserta, e Alfredo De Rosa, 43enne originario di Caserta ma residente a Lucca. Ai domiciliari Leonardo Piccolo, 43 anni, di origine campane e residente a Montecarlo, in provincia di Lucca e Vincenzo Ferri, 38 anni di Caserta, finito agli arresti in carcere nell'ambito dell'inchiesta della finanza di Caserta su un giro di fatture false. Arresti domiciliari anche per il funzionario delle Asl 3 Napoli Sud accusato di aver favorito il gruppo criminale: l'architetto Sebastiano Donnarumma, 64 anni, residente a Pimonte. E’ accusato di corruzione, frode in pubbliche forniture e falso materiale. In cambio della sua complicità avrebbe ottenuto denaro e favori per oltre mezzo milione di euro in 5 anni.
Grazie alla complicità del funzionario e ad accordi di cartello, il gruppo criminale, basato in provincia di Lucca, si sarebbe aggiudicato oltre 50 commesse dell'Asl, per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari. Lavori che, pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti. Le ditte che si aggiudicavano gli appalti erano spesso cartiere intestate a teste di legno. Di prestanome "ce ne sono parecchi", afferma in un'intercettazione uno degli imprenditori arrestati, "io li uso per le società subappaltatrici".
Tra gli indagati anche un avvocato con studi di consulenza del lavoro a Salerno e Follonica: per l'accusa una sorta di contabile del gruppo criminale, che avrebbe assicurato la formale regolarità delle attività imprenditoriali e della contabilità relativa agli appalti per i lavori mai effettuati. Inoltre avrebbe garantito la formale regolarità degli operai al lavoro nei cantieri, spesso mai allestiti, che venivano assunti in maniera fittizia.
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