Legato con lo spara drappo per uscire dall’aereo. E’ stata questa la disavventura che ha vissuto pochi giorni fa Dario Ricciardi, giovane diversamente abile di Torre Annunziata. Appena tornato dalla villeggiatura in Sardegna, si aspettava sicuramente un rientro più agile allo scalo di Capodichino a Napoli.

A denunciare la situazione di disagio è stato lo stesso giornalista torrese, che ha postato due foto di denuncia sul suo profilo Instagram. “Un’hostess gentile e professionale mi ha accompagnato lungo i percorsi dell’aeroporto, fino all’imbarco, dove mi ha affidato ad altri suoi colleghi, altrettanto garbati e signorili, che non hanno lasciato nulla al caso. La sedia che deve condurmi al mio posto in aereo è provvista di ogni necessario dispositivo : cintura di sicurezza, poggiapiedi, poggiatesta, braccioli. Davvero non si può chiedere di più e di meglio. Il volo è comodo e confortevole, ma, arrivato a Napoli la musica cambia”.

Ed è qui comincia il disagio per il povero Dario Ricciardi. “Un disastro, non so se sono in uno zoo o in aeroporto. Ad accogliermi, senza neppure salutare, ci sono stati degli ululati paragonabili a quelli delle scimmie. Il primo urlo cavernoso e fastidioso è stato questo: " Oè Cì, oè Cì ( Ciro) t’aggia ritt e piglià ò guaglione". Altro ululato scimmiesco: " Comm ò piglio? pe man o pi pier?" ( Come lo prendo? Per le mani o per i piedi?)”.

“Da questo tira e molla viene fuori una cosa tipo nove settimane e mezzo: nel tentare di sollevarmi vengo spogliato, pantaloni giù e maglia sollevata, e gettato sulla sedia con una violenza mai vista prima – ha denunciato il giovane- Sedia? forse sì , ma non certamente adatta al trasporto di un disabile :la cintura di sicurezza è stata letteralmente inventata con quello che in napoletano viene comunemente definito " ò sparatrapp". Un Po’ di nastro sottile e annodato alla bell’e meglio, come è possibile vedere in foto; del poggiapiedi e poggiatesta neppure l’ombra. Non so come vengo portato fuori dal velivolo mentre vedo gli sguardi preoccupati dei miei genitori e quelli perplessi del personale dell’aereo”.

Un rientro davvero da incubo per Dario Ricciardi che a Torre Annunziata è da tempo un simbolo per i pari diritti dei diversamente abili. “Sono a Napoli, in Italia, in Europa eppure penso che neanche nel più povero dei paesi del Terzo Mondo avrei ricevuto un’accoglienza e un trattamento simile”.


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