Legge Delrio, no dai piccoli Comuni all'associazionismo coatto
Oggi la protesta di 324 sindaci a Napoli
04-05-2015 | di Redazione
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No all'associazionismo coatto per i piccoli comuni al di sotto dei 5 mila abitanti come previsto dalla legge Delrio 135/2012 nella sua ultima versione.
A gridare forte l'opposizione al provvedimento, 324 sindaci da Nord a Sud riuniti oggi a Napoli dall'Asmel (Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali). Contro il provvedimento, l'Asmel si è già costituita al fianco dei primi cinque Comuni campani (Liveri, Dragoni, Baia e Latina, Buonalbergo e Teora) che hanno presentato ricorso che sarà valutato dal Tar del Lazio. ''L'associazionismo coatto - ha spiegato il presidente Asmel Francesco Pinto - si basa sul principio sbagliato che l'unione fa la forza e sulla convinzione che accorpando i Comuni lo Stato risparmi, ma ci si dimentica - aggiunge - che i comuni sono tutti diversi e che i cittadini sono legati alla propria identità''. Per rafforzare il proprio no alla legge, l'Asmel ha reso noto che ''dati Istat, dimostrano che i piccoli Comuni costano la metà dei grandi Comuni, mentre l'accorpamento produrrebbe maggiori costi''. Dita puntate contro il Governo, ma anche contro l'Anci che - come affermato da Pinto - ''ha proposto di accorpare non solo i Comuni sotto i 5mila abitanti, ma di allargare il provvedimento alle amministrazioni sotto i 15mila abitanti''. Una proposta che - evidenzia il leader Asmel - ''comporterebbe 5 miliardi di costi in più. C'è - ha aggiunto Pinto - uno iato evidente tra la capacità di rappresentanza attuale dell'Anci e le esigenze dei piccoli Comuni che non sono ascoltati né dal Governo né dalle forze politiche nel loro complesso che muovono dal semplice assunto secondo cui la riduzione porta al risparmio''. Una possibilità, l'accorpamento, che ricorda Pinto è previsto dalla Costituzione ma che - conclude - ''deve partire dal basso, dalla volontà delle amministrazioni che possono, se lo desiderano, avvalersi del referendum''.
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