Libera Portici ricorda Don Peppino Diana, il prete anticamorra che con la semplicità e l’amore per i suoi concittadini è riuscito a demolire i sistemi perversi che strozzavano da anni il tristemente noto territorio di Casal di Principe posti in essere dal Clan dei Casalesi. In occasione del trentesimo anniversario della morte, come tutti gli anni, il ricordo del presidio nella sede di Via Diaz presieduta dal Presidente Leandro Limoccia.

Don Diana fu assassinato con 4 colpi di pistola nella Parrocchia di Sas Nicola a nel 1994 per far tacere una voce scomoda che si ribellava al giogo delle mafie  e che per questo doveva essere eliminato. Un Killer della camorra  di mattina entrò in Sacrestia  e domandò: “chi è Don Peppe Diana” . Lui si girò e rispose “sono io”. Così il Presidente Limoccia rivolgendosi ai tanti ragazzi presenti giunti dalle scuole del territorio ha detto “ Io vi auguro cari ragazzi di rispondere nella vostra vita sempre sono io che non sono indifferente, che non sono egoista, che non mi giro dall’altra parte, sono io che non faccio complicità negative, sono io che faccio la mia parte, sono io che imparo ad essere cittadino responsabile”.           

Don Peppe Diana ha portato a tutti la testimonianza cristiana assieme alla responsabilità civile.Il testimone Don Peppe Diana è passato ai giovani facendo in modo che le cose da allora  siano molto cambiate in quelle terre. Il suo messaggio infatti è un messaggio attualissimo che tanti hanno portato avanti per dimostrare che il riscatto è possibile. Don Diana, infatti, scuoteva le coscienze strappando alla camorra i giovani di Casal di Principe.

Un  gran numero di giovani studenti accompagnati dai loro insegnanti hanno ascoltato in doveroso silenzio l’elencazione degli  oltre mille nomi delle vittime innocenti della mafia e della camorra  uomini donne bambini  per alcuni dei quali non si è fatta ancora giustizia. Sono state anche narrate alcune storie e le modalità di alcuni dei gravi eventi che hanno suscitato profonda commozione.  Alcuni degli intervenuti hanno portato le loro testimonianza raccontando quanto dolore ci sia dietro ogni famiglia, storie che si portano avanti nel tempo, la morte delle persone care che  cambia non solo la vita  ma anche il  modo di pensare,   e “ gli occhi piangono sempre senza versare lacrime”.

I ragazzi rappresentano il futuro, è stato sottolineato, e pertanto è necessario che loro conoscano il passato e se accertano qualcosa che non va, devono rivolgersi alle Istituzioni ai docenti ai genitori ma l’importante è parlarne , non rimanere in silenzio perché la mafia  la camorra  e l’illegalità si insinuano  nella paura e nel silenzio.

Ciro Raia dell’ANPI Napoli  e ex Preside del liceo Sbordone  è intervenuto visibilmente commosso nell’ascoltare  la lettura dei nomi che  ha significato far rivivere questi tragici eventi in mezzo a tutti i presenti, e  ha raccontato la storia di Attilio Romanò giovane appena licenziato  vittima  della camorra e di Angela Calvanese la sua cugina deceduta nel 1980  con tutta la sua famiglia nella esplosione del  treno rapido 904  anche essa vittima dell’attentato perpetrato dalla malavita. “Oggi mi sento di dire solo una cosa,- ha sottolineato Raia -  al di la degli inviti che ci vengono fatti giorno per giorno al di la delle parole che vi dicono giorno per giorno i vostri insegnanti io vi dico ragazzi preparatevi a fare la rivoluzione. Una rivoluzione che si può fare solo con la cultura con i buoni sentimenti con l’amore e con la libertà”.

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