A 33 anni di distanza rimane ancora vivo il ricordo di Francesco Fabbrizzi, 54enne padre di famiglia rimasto coinvolto nell’ agguato camorristico in cui quel lontano 26 agosto del 1984 persero la vita 8 persone e 7 rimasero ferite.
Fabbrizzi, verso mezzogiorno, si trovava nei pressi del Circolo dei Pescatori, abitualmente frequentato dagli uomini del clan Gionta.
Il posto sbagliato al momento sbagliato.
A mezzogiorno di quella domenica, passata alla storia come la strage di Sant’Alessandro, nella vicina chiesa si celebrava messa.
Improvvisamente, davanti al bar in questione arriva un pullman turistico. Dal veicolo però non scese un gruppo di visitatori attratti dalle bellezze di Torre Annunziata, bensì una squadra di sicari pronti a fare fuoco sul circolo.
Nell’assalto, oltre agli affiliati del clan Gionta, perse la vita anche Francesco Fabbrizzi, che con quel mondo di sangue e criminalità non aveva mai avuto niente a che fare.
Il 54enne oplontino, che verrà poi ufficialmente riconosciuto come “vittima innocente della criminalità organizzata”,  viene ricordato ogni anno con affetto dall’associazione Libera “Pastore e Staiano”, che promette di insistere affinché il Rione Carceri possa cambiare.
L’11 maggio 2017 la strada che unisce Via De Simone e Via Bertone, in pieno Quadrilatero e vicinissima all’ex roccaforte del clan Gionta, è stata intitolata “Via Vittime Innocenti di camorra”, segno lampante dell’impegno che la città di Torre Annunziata si assume ogni giorno contro la criminalità.

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