Liberazione palazzo Fienga, l’arringa di Starita: “operazione storica”
Il primo cittadino a tutto campo per difendere le scelte dell’amministrazione: “dipendenti a lavoro dalle 4 del mattino”
11-03-2015 | di Raffaele Perrotta
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“Abbiamo compiuta un’operazione rimandata per 35 anni. Faccio un plauso a questa amministrazione e ai dipendenti”. Il lungo discorso del sindaco Giosuè Starita inizia alle 21 in punto nell’aula Giancarlo Siani di palazzo Criscuolo. A braccio ritorna indietro di 2 mesi, dai giorni antecedenti lo sgombero fino alle ultime ore, sottolineando i “meriti di alcuni dipendenti comunali che, per lo stato di emergenza, hanno iniziato a lavorare alle 4 di mattina non ricattando sullo straordinario”.
Con orgoglio rivendica l’opera compiuta di liberazione di “un palazzo che pullulava di criminali”, sebbene eseguita con il fiato sul collo delle prescrizioni prefettizie e svuotato, negli anni, dai boss che lo hanno abitato, per il solo merito delle operazioni delle forze dell’ordine e non certo per le azioni dei governi cittadini che si sono alternati. Ad alcuni partiti lancia invettive pesanti per il modo con cui è stata trattata l’intera vicenda. “Ho letto di articoli che dicevano tutto ed il contrario, parlando di condizioni disumane e di costi esorbitanti. Comunicati di partiti che con la scissione dell’atomo avranno una percentuale accettabile. O ancora le parole del Movimento 5 Stelle che anche nelle ultime ore parla della situazione degli sgomberati di via Isonzo, sebbene quella parte di scuola è libera ormai da giorni”.
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Al via la trasformazione dell'edificio storico
I lavori torneranno persino utili alla città, stando alle parole del primo cittadino: “Nella scuola insedieremo uffici comunali ed i box potranno essere utilizzati anche per usi differenti grazie agli ammodernamenti fatti”.
Resta il dato: “41 nuclei familiari su 47 già hanno trovato un’altra sistemazione, senza subire alcuna pressione ed alcun condizionamento”.
Ancora: il palazzo, quello del civico 46 di via Bertone che resta li, murato. “Mi aspetterei una decisione corale su come immaginiamo trasformarlo, come vogliamo ridarlo alla città. Costruiamo insieme un progetto di recupero provando ad attingere a fondi comunitari per ridargli nuova vita”.
Un lungo monologo che riceve l’approvazione di tutti i presenti ma sorvola sui tanti perché che hanno caratterizzato questi lunghissimi 35 anni. Un’attesa infinita terminata con l’amaro in bocca di un’assise comunale convocata nelle ultime ore utili per approvare un debito pesantissimo che solo altro tempo dirà se sarà mai ripagato, per intero, da qualcuno.
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