Correva l’anno 1978 quando  un commando delle Brigate Rosse rapì Aldo Moro  e lo uccise facendo poi  ritrovare  il suo corpo  nel portabagagli di una Renault rossa in Via Caetani a Roma.

Con Moro si chiuse un’epoca che aveva visto la ripresa dell’Italia dopo il fascismo e ridato all’Italia libertà, democrazia e soprattutto evoluzione del pensiero politico. Ma la gigantesca figura di Moro, uomo, professore, giurista,  cattolico,  filosofo, statista , non si è mai offuscata nel tempo. Anzi, il suo pensiero sembra  attuale e  premonitore di certi eventi nella babele della politica Italiana.

Aldo Moro il volto umano del diritto” di Franco Vittoria è il libro presentato a Ercolano nella sala di Villa Maiuri. L’intento dell’autore è tentare di tirare fuori Aldo Moro dalla Renault rossa, cercando di spiegare la complessità del pensiero moroteo come appello al mondo politico in un momento in cui l’umanità sta vivendo una crisi relazionale e un individualismo che prescinde da ogni tradizione fede e contesto e l’erosione dei valori etici e sociali.

Hanno raccontato di Moro i relatori Franco Vittoria (autore), l’onorevole Giuseppe De Mita e Domenico Iacomino della GIAEN. Un’occasione per riflettere sul personaggio. “La politica esige un tempo di maturazione degli eventi”, amava sostenere Moro.

“La politica italiana - afferma  Giuseppe De Mita - è debitrice a Moro per le sue intuizioni. Per Moro la società che individua una persona alla guida del Paese non dà un premio alle sue virtù  ma lo carica di responsabilità. Egli deve avere la pazienza e la sapienza di gestire con umiltà riducendo e non esaltando se stesso. In pratica è quanto oggi non  si  verifica . Per Moro la politica non coincide col potere, il potere è uno dei momenti della politica, la politica coincide con la rappresentanza del bisogno . Chi governa deve interloquire con chi  non ha il potere  e quindi è in grado di sentire quel bisbiglio doloroso della società  che non trova risposte e che se resta tale allarga l’area del disagio fino a renderla momento violento che  sovverte le istituzioni democratiche .  Moro fece un avvertimento, che la nuova stagione dei diritti si sarebbe rivelata effimera se non accompagnata da una nuova stagione dei doveri”.

Sempre per De Mita, “oggi l’individualismo nella nuova dimensione consumistica ha rotto l’involucro  che teneva insieme i rapporti tra le persone. Oggi tutto è diritto, ma i diritti senza la norma di composizione rompono le relazioni umane e quindi  la società. Per Moro lo Stato è organizzato per  garantire la libertà e la giustizia sociale. Moro muore ma non tutti i suoi disegni e le sue intuizioni si compiono . Sembrano cose ovvie, il dramma è realizzarle”.

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