E’ attesa per domani la decisione del Tribunale della Libertà di Napoli su Nunzia Caso, Pasqualina Apuzzo e Gemma Gionta. Le tre donne dei Valentini sono accusate del tentato omicidio di Carmela Gionta, la sorella del superboss fondatore del clan di camorra di Torre Annunziata, ora in carcere con le accuse di usura ed estorsione aggravate dall’articolo 7 e ferita con una coltellata sferratale al volto e in casa lo scorso 18 luglio.

Per la DDA quello teso in estate a Largo Grazie fu un vero e proprio “raid” punitivo, organizzato per riscrivere la ‘storia’ della cosca e scardinare così la “leadership” di donna Carmela nel settore delle estorsioni. Centrale, per gli inquirenti, la figura di Annunziata Caso, moglie di Aldo (il boss-poeta al 41-bis), l’unica alla quale l’Antimafia contesta anche il reato di associazione di tipo mafioso.

Donna descritta dal Gip di Napoli, Antonella Terzi, come piena di “autorevolezza e prestigio” all’interno del clan, in netta ascesa insomma, anche “esorbitando dalle stesse intenzioni del marito”, del quale trasmetteva all’esterno, si legge sempre nell’ordinanza, gli ordini impartiti dal carcere agli affiliati in libertà.

“L’aggressione a Carmela Gionta? Un semplice litigio dai toni aspri in ambito familiare”: questa la tesi spiegata oggi ai giudici dell’ottava sezione del Riesame dagli avvocati Nicolas Balzano, Roberto Cuomo, Mariella Macera e Mario Covelli, legali delle tre indagate per l’aggressione. La difesa punta tutto su un coltello mai trovato e su ferite “mai refertate a Carmela Gionta in ospedale”. La donna, infatti, il 18 luglio fu soccorsa in casa da altri parenti, rifiutandosi di farsi trasportare al “S. Anna e Maria SS. Della Neve” di Boscotrecase.

Il verdetto dei giudici si conoscerà solo domani. Oggi Nunzia Caso e Pasqualina Apuzzo restano in carcere. La più giovane Gemma Gionta (22 anni, figlia di Aldo e Nunzia) è invece ai domiciliari perché madre di figli ancora piccoli.

In foto, da sinistra, Gemma Gionta, Annunziata Caso e Pasqualina Apuzzo

   

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