E’ il 31 gennaio del 2009: al San Paolo Fabio Quagliarella indossa la maglia dell’Udinese. Manca un minuto alla fine del primo tempo: il bomber stabiese raccoglie un pallone basso che arriva dalle retrovie, si avvita su se stesso. Calcia a giro spedendo la palla alle spalle di Navarro, il portiere amico di Lavezzi. Quagliarella esulta, il pubblico napoletano lo applaude. In tribuna tutti sanno che Quagliarella è l’obiettivo del mercato del Napoli. De Laurentiis pensa alla “scugnizzeria”: in campo ci sono già Grava e Cannavaro, il sogno è quello di un Napoli sempre più azzurro. Anche all’anagrafe.

L’ACQUISTO. In estate il colpo arriva: Fabio Quagliarella sbarca a Napoli. Il primo giugno del 2009 il Direttore Generale Pierpaolo Marino lo acquista pagandolo caro alla bottega dei Pozzo.

Un anno non facile per il bomber di Castellammare. Le prime sei partite le gioca sotto la guida tecnica di Donadoni. Il tecnico lo stima (tanto che lo convocherà in Nazionale), ma i risultati non arrivano. Intanto Pierpaolo Marino lascia la società, dopo, si dice un litigio con De Laurentiis. Arriva Mazzarri, il tecnico che sarà l’artefice della rinascita del Napoli. L’allenatore di San Vincenzo stringe un patto di ferro coi sudamericani, stravede per Lavezzi ed ha un rapporto difficile con Quagliarella. Che, sportivamente, ci mette del suo.

LA STAGIONE. Vittima di una sorta di “sindrome di Masaniello” appare nervoso in campo, litiga coi compagni, si sente poco valorizzato, protesta per le sostituzioni. Spesso, anche in maniera troppo plateale. A Mazzarri non piace, i due non si amano. Chiude la stagione con uno score notevole: 11 gol in 34 partite e un sesto posto per il Napoli.

Quell’estate segna anche in Nazionale: un gol contro la Slovacchia di capitan Hamsik che non impedisce l’eliminazione. Ma, a furor di critica, Quagliarella è il miglior giocatore di quella nazionale.

Tutti si aspettano un’annata scoppiettante: invece i primi giorni di ritiro aumentano la frattura tra il bomber e l’allenatore. Probabilmente, e la spiegazione è arrivata oggi, la società tratta in inganno dalle lettere anonime sul conto del giocatore non ha più fiducia in lui. Eppure chi lo conosce scommette, e a ragione, sulla correttezza di un campione semplice e sincero. Uno che non si è montato la testa. Ama la maglia del Napoli e, forse, questo non lo rende tranquillo. In estate Quagliarella viene ceduto al Rubin Kazan: ma l’attaccante dice no.

LA CESSIONE. Il 27 giugno passa alla Juventus, mentre sta per esplodere la parabola vincente di Cavani. Nessuno spiega cosa stia accadendo. I tifosi credono sia una sua scelta, una decisione dell’attaccante. Che solo oggi spiega la drammaticità di quei momenti. Giocare con l’incubo dell’infamia, sentirsi traditore in casa sua con un presidente e una società che via via lo abbandonano e un allenatore che non lo difende. Alla Juve vince tre scudetti e sfiora la Champions. Ma il bomber stabiese non dimentica Napoli: quest’estate è stato sul punto di tornare. Non si sarebbe tirato indietro: chi lo conosce sa che quella fuga è ancora una ferita aperta. Tifoso della Juve Stabia, porta Napoli e il Napoli nel cuore. E, avrebbe voluto ancora una volta, esultare sotto la curva B. 

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