“Anche il legislatore è un po’ un romanziere, che non tiene conto delle imperfezioni dei suoi personaggi. Proprio come me”. Tiene banco per almeno mezz’ora, catturando occhi, orecchie e attenzioni nella gremita aula ‘Siani’ del tribunale di Torre Annunziata, Maurizio De Giovanni, lo scrittore napoletano intervenuto nel pomeriggio al convegno su quell’ eterno ‘iato tra la Legge e la Giustizia’, promosso dall’associazione forense ‘Nicola Di Prisco’, presieduta dall’avvocato Roberto Azzurro.

Presidente che, assistito dall’avvocato Valentina Mazzei, in rappresentanza del Consiglio dell’Ordine di Torre Annunziata (Gennaro Torrese è oggi a Milano alla sottoscrizione del documento nazionale sulla categoria, ndr), si dice “soddisfatto della partecipazione di tanti giovani. Il mio auspicio è che il nostro convegno serva solo ad aumentare i dubbi di tutti”.

Intento condiviso dallo stesso De Giovanni, che esordisce ironico: “Mettete agli atti che con me ho la giacca – scherza con gli avvocati ‘benvestiti’ in tribunale - . Non la indosso ma…io sono uno scrittore”.

“Cercavi giustizia ma trovasti la legge”: una celebre frase, tratta da ‘Il bandito e il campione’ di De Gregori, dà lo spunto al dibattito (alla presenza, inoltre, di Luciano D’Angelo, assistente di Stato presso la Corte Costituzionale, del giudice penale Giuseppe Sassone, del Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Alessandro Pennasilico, del presidente del tribunale oplontino Oscar Bobbio e di quello della prima sezione civile Stefano Chiappetta). Dibattito che continua, sempre con De Giovanni a tener banco.

“Antigone rappresenta l’antico archetipo della dicotomia tra giustizia e legge, di quel conflitto tra essere e dover essere insito in ognuno di noi – continua il romanziere ‘noir’ - . La legge è un insieme di regole rispondenti a un preciso momento storico. La giustizia invece è un ideale: naturale che non coincidano”.

Antigone, protagonista della tragedia greca di Sofocle, fa quasi il paio con Luigi Alfredo Ricciardi, il commissario di polizia ideato da De Giovanni e protagonista di ben nove dei suoi romanzi (l’ultimo, edito da Einaudi, è in uscita il prossimo 30 giugno, ndr). “Per cinque volte il colpevole della ‘collana’ alla fine non va in galera. Perché? Il romanzo non ha una volontà etica, lo scrittore è solo un testimone. Deve affacciarsi alla finestra ed essere sincero coi suoi lettori e i suoi personaggi. Ricciardi, in fondo, agisce da solo, rispondendo delle sue imperfezioni”.

La chiusura de “Cercavi giustizia ma trovasti la legge” è addirittura emozionante. L’aula Siani è in totale silenzio quando De Giovanni, sempre lui, legge la ‘sua’ intervista ideale al commissario Ricciardi (dialogo inserito nel primo romanzo con protagonista il poliziotto ‘fantastico’).

“Ricciardi è seduto al Gambrinus a mangiare una sfoglia riccia. Gli chiedo di Legge e Giustizia. Mi risponde così: la prima è una cosa, la seconda è un’altra. A seguire la legge – risponde il commissario al suo ‘creatore’ – si ignora sempre qualcosa. I bambini, ad esempio”. Il convegno, in fondo, riesce in pieno. Ha aumentato ancora i dubbi.

in foto, un momento del convegno dell'associazione "Nicola Di Prisco" 

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