"Lo Stato sia garante di civiltà, mettendo in sicurezza Palazzo Fienga ed evitandone lo sgombero coatto". E' netta la presa di posizione espressa da Salvatore Sannino e Luciano Donadio, coordinatori del Movimento civico 'Insieme per Torre', nella lunga lettera inviata al sindaco oplontino, Giosuè Starita, ed al Prefetto di Napoli Francesco Musolino. L'oggetto resta lo studio di soluzioni alternative e rapide allo sgombero forzato della roccaforte del clan Gionta, dichiarata pericolante con la perizia tecnica dello scorso 14 agosto.

Il 23 gennaio (termine ultimo fissato dalla Prefettura) 39 famiglie saranno sfrattate e rischiano di restare in strada, perchè gli alloggi popolari al Penniniello (che avrebbero dovuto ospitarle) non rispondono ai requisiti minimi di sicurezza. "Sarà un vero e proprio dramma sociale - incalzano Sannino e Donadio - . Quasi tutti i nuclei familiari sono senza reddito e con numerosi bambini a carico". Il 30 settembre "Insieme per Torre" già lanciò l'idea di una sottoscrizione comune, per raccogliere i fondi necessari a ristrutturare l'immobile di via Bertone. Tutto inutile: solo 15 le firme raccolte. Così, non ci sono nemmeno i soldi per mettere in sicurezza le fatiscenti scale interne.

"La soluzione, tuttavia, non può essere lo sgombero - continua la lettera inviata alle Istituzioni - che aggraverebbe di netto la situazione sociale della città. Per questo chiediamo, insieme ai sottoscrittori della precedente petizione, di risolvere diversamente il problema. Come? Non lo stabiliamo noi, ma poniamo alcune semplici domande: solo Palazzo Fienga cade a pezzi? E soprattutto, una volta deciso lo sgombero, le famiglie potranno prendere le loro cose e sistemarle altrove?".  

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