Secondo appuntamento su Rai2 martedì 4 gennaio alle 22.50, con "Bar Stella", in onda dalla sede Rai di Napoli: un carosello di chiacchiere, ironia, colori, citazioni, omaggi, canzoni che vuole essere un elogio della “normalità”.

In una tv in cui cast, ospiti, musicisti sono sempre presentati come “straordinari”, il “Bar Stella” si pone come un’oasi, un rifugio, un baluardo a difesa dall’inflazione dei superlativi. Per rispolverare una tipologia di rapporto umano che si va via via perdendo: quella della chiacchiera da bar, appunto, priva di aggressività, attenta e curiosa dei racconti altrui, caratterizzata da una leggerezza calviniana che non vuol dire superficialità.

L’atmosfera è familiare e amichevole, popolare e calda come quella del vero “Bar Stella”: il bar di famiglia fondato cento anni fa dal bisnonno di Stefano De Martino e dove lui ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza. La stessa scenografia è stata disegnata e in parte ricostruita dagli scenografi Cappellini e Licheri, con l'utilizzo di foto originali, e arricchita da alcuni reperti storici provenienti realmente dal locale: una ricevuta, un autografo, una pala con cui nonno De Martino faceva il gelato.  

Tanti i personaggi che animano il “Bar Stella” di Rai2, dal barista Luciano, che ha velleità di attore (Herbert Ballerina), al cameriere Franco, a cui piace cantare (Franco Castiglia),  dalla cassiera Ambrosia, che vorrebbe fare la soubrette (Ambrosia), alla professoressa Marta, di Roma, che è venuta a insegnare al sud (Marta Filippi), fino a Libero Parere, cliente ansioso e indeciso, alla perenne ricerca di un lavoro (Francesco Arienzo). E poi l’avvocato D’Afflitto, un po’ traffichino, che ha eletto il Bar Stella come sede del suo studio professionale (Giovanni Esposito), il professor Siniscalchi, intellettuale alla buona che dispensa agli avventori le sue perle di saggezza (Mario Porfito), il critico televisivo Umberto Orfeo, milanese, che unisce l’utile al dilettevole e scrive la recensione della puntata in diretta seduto al bar, non disdegnando di sorseggiare un amaro (Giorgio Melazzi) e una “vera” Statua (Adelaide Vasaturo) che saltuariamente si anima declamando frasi e aforismi. E poi, senza certezza che sia sogno o realtà, compare di tanto in tanto la Niña del Sud, cantante del momento onirico (Carola Moccia). 

Presenza fissa del bar, invece, la Disperata Erotica Band, formazione in stile Carosone, che suona con strumenti vintage e analogici, accarezzati da grandi musicisti e diretta dal Maestro Pino Perris. Il nome della band riporta ad una canzone di Lucio Dalla, i cui versi ricordano che “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale’.  

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