Purtroppo per l’ennesima volta in questo Paese, un’assemblea concentra su di sé un’attenzione mediatica che lede gravemente i diritti dei lavoratori e i diritti costituzionali del sindacato”. Lo ha affermato Massimo Battaglia, segretario generale della Federazione Confsal – UNSA, a seguito delle polemiche scaturite dalla guerra a colpi di accuse tra i sindacati e la Soprintendenza agli scavi archeologici di Pompei, guidata da Massimo Osanna. 

“Ritengo doveroso intervenire a tutela dei lavoratori del Parco Archeologico di Pompei e dei responsabili sindacali di questa organizzazione sindacale Antonio Pepe e Giuseppe Urbino, a seguito delle numerose interviste rilasciate dal Sovraintendente Osanna, dal Ministro Franceschini e dal Segretario nazionale del PD Matteo Renzi. Forse i responsabili dell’Amministrazione dovrebbero parlare di più della cattiva gestione dei Beni Culturali del nostro Paese, con molti servizi affidati a società esterne e con carenze drammatiche sia di investimenti che di personale, così come dovrebbero occuparsi della gestione deficitaria delle risorse umane a propria disposizione, invece di aggredire i lavoratori e diritti sindacali”, prosegue il Segretario generale.

“Ho chiesto personalmente un incontro al Ministro Franceschini per trovare insieme un punto di incontro, ma si vede che ha preferito prendere un’altra strada diversa dal dialogo, e non è un bel segnale. Non sarà certo il Soprintendente Osanna con le sue interviste a delegittimare il sindacato. Ma se si vuole ridurre la democrazia del nostro Paese a questi termini, la risposta di questa forza sindacale non può che essere quella di proclamare lo stato di agitazione dei lavoratori della sede di Pompei, preannunciando per il 9 febbraio - in concomitanza con la presenza prevista del Ministro Franceschini - il mio incontro con i responsabili sindacali del sito archeologico e i suoi lavoratori, con annessa conferenza stampa, al fine di tutelare i diritti dei dipendenti pubblici, che vanno dai diritti economici per sostenere i propri nuclei familiari ai diritti alla salute che sono compromessi in quella sede di lavoro dalla presenza di amianto negli uffici. Se l’amministrazione non ci vuole sentire, ci sentirà. Ma nessuno può calpestare i diritti di lavoratori che chiedono solo risposte a problemi vitali e concreti”.

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