Mamma Coraggio. I figli di Matilde: “Mai più a Torre Annunziata”
Soddisfazione e tristezza nelle parole dell’avvocato Elena Coccia: “Una vita rovinata nella terra che amavano”
11-11-2023 | di Marco De Rosa
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“Giustizia è stata fatta ma purtroppo il dolore dei figli di Mamma Matilde non potranno essere cancellati”. Sono le parole di Elena Coccia, l’avvocato della famiglia di Matilde Sorrentino, la mamma che con il suo coraggio abbatté il muro di omertà che copriva gli orrori del Rione Poverelli. Pagò con la vita lo “sfregio” di aver denunciato gli abusi sessuali compiuti dal clan ai danni dei bambini del quartiere.
Nelle sue parole c’è soddisfazione ma anche tanta tristezza per non essere riuscita a risollevare fino in fondo la vita dei figli di Matilde. Una vita intera rovinata e costretta di casa in casa, di albergo in albergo, di regione in regione, di nazione in nazione. “Una vita lontana dalla terra che tanto amavano, il cui unico legame è ora il dialetto napoletano, la sfogliatella o la mozzarella”, ha spiegato la Coccia.
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Salvatore e Giuseppe ormai non vivono più a Torre Annunziata. Troppo il dolore per chi è stato triste protagonista delle violenze brutali dei pedofili del Rione Poverelli. Lo stesso bambino, ormai adolescente, fu il testimone chiave per incastrare Alfredo Gallo, esecutore materiale del delitto: lo vide fuggire per le scale subito dopo aver ammazzato Matilde Sorrentino. Al citofono, il killer si era finto un amico del ragazzo. Anche Gallo sta scontando il carcere a vita.
Per Tamarisco invece la condanna è arrivata ieri. Arrestato già nel 1999 per pedofilia, venne condannato a 10 anni per concorso in violenza sessuale di gruppo. Fu assolto in appello perché negli interrogatori uno dei bambini non confermò le terrificanti accuse mosse contro il boss. Addosso a Tamarisco però restò indelebile il marchio di “Franco ‘o pedofilo” negli ambienti del narcotraffico. Da qui l’astio nei confronti di Matilde per aver contribuito a “inguaiare” la reputazione del boss e a rompere il muro di omertà che avevano costruito attorno a lei.
Questo muro ormai demolito dalla decisione della Corte d’Assise d’Appello che ha confermato l’ergastolo per il boss.
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