Francesco Tamarisco era un pedofilo e i clan di Torre Annunziata avevano l’ordine di ucciderli tutti”. A rivelarlo è Michele Luppo, 43enne di Torre Annunziata ritenuto affiliato al clan Gallo Cavalieri.

LA DEPOSIZIONE. Un nuovo colpo di scena nel processo per ricostruire l’omicidio di Matilde Sorrentino a Torre Annunziata. Nell’aula 115 della Corte d’Assise di Napoli Luppo ha raccontato ciò che i clan del territorio pensavano di Tamarisco. “Sapevamo che i pedofili dovevano morire e in una conversazione con Nicola Guida abbiamo parlato di come Francuccio (Tamarisco, ndr) aveva provato a sviare le colpe di quegli orrori commessi al Rione Poverelli”. Il boss non ci riuscì, finendo per essere additato egli stesso, agli occhi dei clan, come responsabile dell’omicidio di Matilde Sorrentino.

Si aggrava così la posizione di Francesco Tamarisco, capo dell'omonimo gruppo criminale detto dei "Nardiell", ritenuto il mandante e l'organizzatore dell'omicidio di Matilde Sorrentino. Dal carcere in cui si trova, collegato in videoconferenza, è rimasto immobile, braccia conserte, senza proferire parola.

L’OMICIDIO. La donna fu uccisa sull’uscio di casa il 26 marzo 2004 con diversi colpi di pistola. Matilde Sorrentino con le sue denunce aveva rotto il muro di silenzio e omertà intorno ad una delle vicende criminali più tragiche avvenute a Torre Annunziata, ovvero l’abuso sistematico e lo stupro di diversi bambini (tra i quali suo figlio, ndr) a opera di una organizzazione di pedofili attiva nel quartiere dei Poverelli. Le immediate indagini consentirono di individuare l’autore materiale dell’omicidio, il pregiudicato Alfredo Gallo, arrestato il 30 aprile del 2004 e condannato all’ergastolo in via definitiva.

GLI OMICIDI. Tra gli episodi di cronaca legati a quel periodo, anche i due omicidi, avvenuti a distanza di appena 12 ore tra il 26 e il 27 luglio 1999, di due soggetti ritenuti tra i partecipanti alle rete di pedofili svelata dalle indagini: Ciro Falanga e Pasquale Sansone. I due nel frattempo erano stati rimessi in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare, nonostante fossero stati condannati rispettivamente a 15 e 13 anni di reclusione.

A morire doveva essere anche Francesco Tamarisco: ulteriori dettagli verranno forniti nel corso della prossima udienza, fissata per il 4 febbraio: a parlare dinanzi ai giudici altri due collaboratori di giustizia.

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