“Francesco Tamarisco era un pedofilo e i clan di Torre Annunziata avevano l’ordine di ucciderli tutti”. Dopo la rivelazione bomba di Michele Luppo, c’è attesa sulle dichiarazioni dei prossimi collaboratori di giustizia chiamati a deporre per ricostruire l’assassino di Matilde Sorrentino.

Nella scorsa udienza il colpo di scena, con Luppo che ha raccontato ciò che i clan del territorio pensavano di Tamarisco: “Sapevamo che i pedofili dovevano morire e in una conversazione con Nicola Guida abbiamo parlato di come Francuccio (Tamarisco, ndr) aveva provato a sviare le colpe di quegli orrori commessi al Rione Poverelli”. Il boss non ci riuscì, finendo per essere additato egli stesso, agli occhi dei clan, come responsabile dell’omicidio di Matilde Sorrentino.

L’OMICIDIO. La donna fu uccisa sull’uscio di casa il 26 marzo 2004 con diversi colpi di pistola. Matilde Sorrentino con le sue denunce aveva rotto il muro di silenzio e omertà intorno ad una delle vicende criminali più tragiche avvenute a Torre Annunziata, ovvero l’abuso sistematico e lo stupro di diversi bambini (tra i quali suo figlio, ndr) a opera di una organizzazione di pedofili attiva nel quartiere dei Poverelli. Le immediate indagini consentirono di individuare l’autore materiale dell’omicidio, il pregiudicato Alfredo Gallo, arrestato il 30 aprile del 2004 e condannato all’ergastolo in via definitiva.

A deporre in videoconferenza da località protetta nell’udienza di martedì 4 febbraio presso la Corte d’Assise di Napoli ci saranno altri due pentiti: Giuseppe Sentiero e Vincenzo Saurro alias “sciabolone”, il pentito vicino ai Gionta di Torre Annunziata, che nel 2013 raccontò la sua scelta di collaborare “dopo una grazia ricevuta da Padre Pio”. I due appartengono all’elenco dei sette pentiti che hanno ripudiato le logiche della criminalità e sono passati dalla camorra allo Stato nel giro degli ultimi dieci anni.

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