“Matilde era una donna semplice. Quando si accorse che qualcosa non andava andò alla scuola del rione Poverelli. Senza sapere che gli orchi erano proprio lì. E fu lasciata senza protezione. Per questo espio una colpa non mia, quella di non aver protetto Mamma Coraggio”.

Elena Coccia, l’avvocato dei figli di Matilde Sorrentino, ha ricordato così la morte di Matilde Sorrentino. Una vicenda che gettò ombre e orrori al quartiere in cui si consumò uno degli avvenimenti più tristi di Torre Annunziata. Lo ha fatto attraverso un post, diffuso sui social, in cui ripercorre gli ultimi 17 anni. Un passato fatto di denunce, morte, processi e sentenze. Ma che ancora non ha trovato la parola fine.

“Matilde manteneva la famiglia con piccoli lavori in case altrui o facendo la babysitter – ha raccontato l’avvocato Coccia -. Ma non faceva mancare nulla in casa, mi diceva sempre Salvatore. Ripensandoci adesso, a 17 anni dalla sua uccisione, era più giovane di me. Quando si accorse che il suo bambino aveva un malessere indefinito parlò con le altre madri, lì, nella scuola dei Poverelli. Ma non sapeva che l'Orco, anzi, gli Orchi si annidavano proprio lì, nella scuola. Tentarono di pagarla perché tacesse, ma parlò e portò quel danaro al Pubblico Ministero. Per questo la uccisero, proprio lei. Nessuno la protesse, perché a quel tempo non si pensava che chi stuprava potesse anche uccidere. Andai dal Prefetto e lì, sulla sua sedia, dissi che non mi sarei mossa di lì fin quando non fosse stata data una protezione a quelle persone. Poi, per oltre 10 anni, sono andata a trovare i suoi figli, come se fossero stati miei”.

La donna fu uccisa sull’uscio di casa il 26 marzo 2004 con diversi colpi di pistola. Matilde Sorrentino con le sue denunce aveva rotto il muro di silenzio e omertà intorno ad una delle vicende criminali più tragiche avvenute a Torre Annunziata, ovvero l’abuso sistematico e lo stupro di diversi bambini (tra i quali suo figlio, ndr) a opera di una organizzazione di pedofili attiva nel quartiere dei Poverelli. Le immediate indagini consentirono di individuare l’autore materiale dell’omicidio, il pregiudicato Alfredo Gallo, arrestato il 30 aprile del 2004 e condannato all’ergastolo in via definitiva. Ancora oggi in corso il processo per accertare alla giustizia il presunto mandante di quell’assassinio, Francesco Tamarisco.

Il dispiacere dell’avvocato Coccia è grande per la mancata attenzione mostrata da associazioni e istituzioni: “Lo Stato non ha mai rimborsato un biglietto o soggiorno. Espiai la colpa non mia di non aver protetto Matilde prima. No, Geppino Fiorenza, neanche la tua associazione ha dato un soldo per Matilde, e neanche Libera. Soldo su soldo li abbiamo messi noi, io e il mio studio. Per 17 anni”.

Infine, il pensiero per il figlio Salvatore: “Questa storia la dobbiamo scrivere. Perché, senza livore ma per giusta rivendicazione, è giusto che si sappia che senza essere eroi si può amare verità e giustizia”.

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