Maurizio Cerrato, il ricordo degli amici del cuore: "Non si tirava mai indietro, c'era sempre per tutti"
Dall'amore per la famiglia al forte senso della giustizia: chi era il papà eroe morto per salvare sua figlia
17-09-2022 | di Rosanna Salvi
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Giuseppe e Teresa sorridono quando parlano di Maurizio Cerrato. Mentre ripercorrono con la mente i momenti più significativi di quell'amicizia speciale, non riescono a smettere di ridere. Riusciva a far divertire tutti quelli che aveva intorno ed era impossibile non lasciarsi coinvolgere dal suo modo di fare.
All'inizio Giuseppe e Maurizio non erano che due semplici colleghi. Si conoscevano di vista ma non avevano ancora avuto l'occasione di approfondire la loro conoscenza. La svolta arriva nel 2001 quando entambi iniziano a lavorare a Napoli, al Museo di Capodimonte.
“Nel tempo siamo diventanti sempre più affiatati, il lavoro ci ha unito molto. Sono tanti i ricordi che porto nel cuore: dal viaggio a Budapest con le nostre famiglie a tutte le corse mattutine fatte insieme".
"Maurizio aveva una personalità esplosiva e coinvolgente, non si contano sulle dita i bei momenti passati insieme. Per più di dieci anni, prima che si trasferisse a Torre Annunziata, abitavamo a neanche dieci metri di distanza l'uno dall'altra e trascorrevamo spesso le giornate in compagnia delle nostre famiglie. Per me lui non era un amico, ma un fratello a tutti gli effetti. Non si tirava mai indietro, c'era sempre per tutti. Familiari, amici, parenti, non faceva differenza. Se qualcuno aveva bisogno, lui c'era".
Maurizio era un punto di riferimento anche per Teresa, che descrive l'amico scomparso come un uomo generoso e dalla risata contagiosa.
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"Ho conosciuto Maurizio vent'anni fa, tramite sua moglie Tania, che è una delle mie più care amiche. Sono tanti i ricordi belli che ho di lui, non riuscivo mai a trattanere le risate in sua presenza. Non dimenticherò mai quando salvò due cuccioli che stavano morendo di stenti. Mancava poco che facessero una brutta fine ma lui decise di intervenire, li liberò per farli adottare e uno di quei cuccioli è poi diventato il mio cane".
Ma quando Giuseppe e Teresa iniziano a parlare di quella maledetta sera del 19 aprile i volti cambiano e negli occhi cala il buio. Gli amici rivelano che con il passare del tempo Maurizio Cerrato era molto preoccupato per il destino di Torre Annunziata, vedeva il degrado intorno a lui e più volte aveva espresso il desiderio di andarsene via.
"Non tollerava chi violava le regole. Lui ha sempre avuto un forte senso della giustizia - spiega Teresa - Se vedeva spazzatura per strada la spostava personalmente, anche a mani nude. Non buttava le cicche delle gomme a terra perchè aveva paura che gli uccelli potessero morire. Ad un uomo che ha questi valori sta stretta una città come Torre Annunziata. E infatti Maurizio aveva ragione perchè ha pagato con la vita la decadenza morale del nostro territorio".
Il 19 aprile dell'anno scorso, nel Max Garage di Torre Annunziata, le preoccupazioni di Maurizio diventano concrete: un commando lo ammazza barbaramente e senza pietà, davanti agli occhi di Maria Adriana. Muore con una lama conficcata nel petto, una punizione inflittagli per avere difeso la sua piccola.
“Mi ricordo benissimo quando scoprii che era morto, difficile dimenticare quel momento. Io spegnevo sempre il cellulare di notte ma stranamente, proprio quella sera, decisi di lasciarlo accesso. Alle sei del mattino ricevetti una telefonata di Tania, sua moglie, e mi sembrò molto strano. Pensai che potesse essere proprio Maurizio, magari aveva bisogno del mio aiuto per fare qualcosa. E invece scesi al piano di sotto e trovai sul divano mia moglie stravolta. Maurizio non c’era già più ormai, era stato barbaramente ucciso”, racconta Giuseppe.
Gli amici del cuore non hanno dubbi: Maurizio è un eroe. Non ha esitato neanche un minuto a difendere Maria Adriana, sua figlia era "la luce dei suoi occhi" e lui è morto per salvarla. Avrebbe dovuto semplicemente cambiare una ruota e invece, in quel garage, ha trovato la morte.
Giuseppe e Teresa non perdono un'udienza e sono sempre al fianco di Tania e di Maria Adriana durante tutte le fasi del percorso di giustizia. Anche in settimana hanno assistito al processo in Corte d'Assise a Napoli. Sperano che a tutte e quattro le belve tocchi l'ergastolo ma non sono certi che questo accadrà. "Abbiamo sicuramente fiducia nella giustizia, ma è dura. Maurizio non ce lo ridarà indietro nessuno ed è una verità difficile da accettare".
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