NOTA INTEGRATIVA DEL 25/01/2024: Si precisa che le persone coinvolte nel procedimento raccontato nell'articolo in basso sono state assolte "perchè il fatto non sussiste" con la conseguente revoca del provvedimento di sequestro.

Torre del Greco. “La LuxDynamic aveva sede formale a Lussemburgo e fiscale in Italia: una situazione ibrida, che consente di sfuggire ai controlli Consob e Banca Italia per emettere obbligazioni sul mercato”. Maxi evasione fiscale da 37 milioni di euro. Otto persone sono alla sbarra in Tribunale a Torre Annunziata. Tra gli imputati, oltre a G. M. R., R. R., Ugo De Carlini, O. e G. B. – i cinque soci della compagnia armatoriale di via Olivella - anche il legale del gruppo, l'avvocato romano Vincenzo Ussani D'Escobar e il manager lussemburghese Federigo Cannizzaro di Belmontino.

Tra le prove – ammesse dai giudici a processo - ci sarà pure la testimonianza dell’ex numero uno dell’associazione degli armatori. Nicola Coccia. Proprio il commercialista napoletano, durante l'interrogatorio che ha preceduto le richieste di rinvio a giudizio del pm, aveva svelato alcuni meccanismi che avrebbero portato alla sottrazione di capitali dalle casse della società di Torre del Greco, attraverso una holding lussemburghese.

RICOSTRUITE INDAGINI. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la “LuxDynamic S.A.” (controllante all’84% della Rbd Spa) avrebbe omesso di dichiarare utili per oltre 37 milioni di euro. Soldi distribuiti - per l’accusa - in maniera occulta ai cinque soci, attraverso il rimborso di un prestito obbligazionario emesso “senza valide ragioni economiche”. A ripercorrere ai giudici l’indagine “Luxembourg”, chiusa con un sequestro da 11,5 milioni di euro tra denaro, conti correnti, ville ed appartamenti a Roma, Milano, Capri, Ischia e Torre del Greco, è stato il dottore De Pasquale, tra i funzionari dell’Ufficio Contrasto Illeciti Fiscali Internazionali che materialmente condussero accertamenti anche sulla compagine di “LuxDynamic”.

LA HOLDING. Holding partecipata da cinque società, tra cui “Intesa San Paolo”. “A detenere una partecipazione diretta nella ‘LuxDynamic’ – ha affermato in aula il funzionario delle Entrate – era solo G. M. R., che sottoscriveva sempre il doppio delle obbligazioni rispetto agli altri 4 soci”. Un sistema di partecipazioni anche indirette ad una società definita come “anonima” e con azioni dal valore nominale di dieci euro.

Una struttura a triangolo, che dall’alto arrivava a concentrarsi nella holding con sede nel cuore dell’Europa centrale, ma che dal 2007 dichiarava utili in Italia con bilanci redatti in base ad indicazioni provenienti anche via mail. “Esisteva un fitto scambio Italia-Lussemburgo, che informava gli amministratori solo a cose fatte. Dovrebbe essere l’opposto. L’amministratore – ha continuato De Pasquale - non ratifica volontà esterne, ma in società propone il bilancio”. 

LE OBBLIGAZIONI E LO SCAMBIO LETTERE. Il prestito “incriminato” fu emesso dalla “Luxdynamic S.A.”, con delibera del 29 dicembre 2008 ad opera del consiglio di amministrazione. Tra le firme in calce anche quella del manager Federigo Cannizzaro. Secondo il funzionario De Pasquale “quello era un prestito senza remunerazione”: emesso per la cifra pari a 37 milioni di euro, per il periodo 2009-14, dopo meno di due anni “già risultava rimborsato per 9 milioni”. Secondo l’accusa esisteva a monte un accordo tra chi versava soldi in “LuxDynamic” e chi li riceveva sempre tramite lo “schermo” della società lussemburghese.

Ad immettere liquidità sui conti “LuxDynamic” era la “Mozyr S.A.” solo formalmente domiciliata a Montevideo in Uruguay. Per le indagini della Procura, anche “Mozyr” era nella disponibilità degli armatori: “chi versava il denaro indicava alla stessa emittente i soggetti ai quali intestare le obbligazioni”. In questo modo, i cinque soci di Rbd avrebbero ottenuto il rimborso del prestito secondo ripartizioni sempre uguali e ripetute nel tempo. A sostenere l’ipotesi accusatoria il rinvenimento di 6 lettere, scritte in francese dai rappresentanti della “Mozir” ai legali “LuxDynamic”. Lettere tradotte in italiano, che conterrebbero quelle “indicazioni”, e ora agli atti del processo.

(Salvatore Piro)

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