Chiudere un occhio sugli standard della mensa scolastica, pur di far aggiudicare l’appalto all’imprenditore taglieggiato. Emergono nuovi e inquietanti particolari sullo scandalo mazzette che ha travolto il comune di Sorrento. Una totale noncuranza per la refezione scolastica dietro al “sistema Coppola” che getta un’ombra ancora più cupa su un’inchiesta già gravissima, che per ora ha nel mirino il Sindaco Massimo Coppola e il suo collaboratore Francesco Di Maio. Quando l’imprenditore incaricato della refezione scolastica per il triennio 2023-2026 espresse preoccupazioni sul rispetto degli standard qualitativi richiesti dal bando – fondamentali, visto che si trattava di pasti destinati ai bambini delle scuole – ricevette rassicurazioni che lasciano senza parole: quegli standard, all’atto pratico, si potevano anche ignorare.

Una risposta che, per gli inquirenti, conferma l’estrema disinvoltura e spregiudicatezza del "sistema fraudolento" messo in piedi dai due indagati. Un sistema definito dal gip di Torre Annunziata, Emanuela Cozzitorto, come "rappresentativo di modalità criminali collaudate" e "evocativo di una personalità spregiudicata avvezza alla realizzazione di gravi reati contro la pubblica amministrazione".

Secondo l’ordinanza firmata dal gip, il sindaco Coppola e il suo braccio destro Di Maio avrebbero preteso tangenti in cambio dell’assegnazione di appalti pubblici, tra cui proprio quello relativo alla mensa scolastica. Il caso è esploso dopo la denuncia di un imprenditore, che la sera del 20 maggio scorso ha consegnato – in un ristorante della Costiera – una parte della tangente richiesta per aggiudicarsi l’appalto.

L’uomo, strangolato dalle difficoltà economiche, ha deciso nei mesi successivi di collaborare con le autorità, rivelando i dettagli del meccanismo corruttivo: incontri riservati in ristoranti, consegna del denaro in bagno, buste scambiate con discrezione. In tre anni, dieci appuntamenti con lo stesso copione. Di Maio riceveva quasi sempre le mazzette, ma in più occasioni anche il sindaco avrebbe preso direttamente il denaro.

 “Mi fu chiesto di versare 50mila euro per ottenere la gestione dell’asilo nido Benzoni”, ha raccontato l’imprenditore. “Di Maio mi fece capire che, senza pagare, non avrei avuto alcuna possibilità”. Quando i pagamenti si interruppero, il sindaco in persona si presentò a casa sua, infastidito anche dal fatto che Di Maio, secondo lui, trattenesse una percentuale eccessiva delle tangenti.

La magistratura evidenzia come i due indagati non solo abbiano abusato del loro ruolo pubblico per fini personali, ma lo abbiano fatto calpestando senza remore la tutela dei più piccoli. L’imprenditore aveva espresso la sua preoccupazione: come sarebbe stato possibile rispettare gli standard previsti dal capitolato senza rimetterci economicamente? Ma per Coppola questo dettaglio era secondario: la qualità del cibo, anche se destinato ai bambini, era sacrificabile sull’altare del tornaconto personale.

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