Se vinco tutto me ne resto due mesi al mare in Brasile”. Sorride, balla, si diverte. A vederla nella cornice dell’hotel Vittoria a Pompei è difficile immaginarla come una delle pugili donne più forti al mondo. Eppure, ad Irma Testa, 18 anni di Torre Annunziata, le manca solo prendere l’aereo per il Brasile, il suo pass olimpico l’ha già staccato qualche giorno fa in Turchia. Anzi, no. Manca ancora molto altro di importante: l’imminente mondiale di maggio in Kazakistan ed il diploma di luglio che, con l’oro di Rio, sono il triplete ideale che la giovane atleta immagina.

Ma non si fermerebbe qui. La poliziotta, era il suo sogno da bambina che ha realizzato entrando nelle fiamme oro, vorrebbe poter realizzare un centro sportivo per i bambini in difficoltà. Dove? Ovviamente nel cuore della ‘Provolera’, il quartiere oplontino dov’è nata e che intorno allo sport ed al pugilato potrebbe trovare ‘l’arma’ del riscatto. Proprio per quei giovani come lei ai quali dice: “Devono avere un sogno, uno di quelli che fa stare bene con se stessi. Io ho avuto la fortuna di incontrare Zurlo che mi ha permesso di coltivare il mio”.

Lucio Zurlo, il Maestro, ormai da oltre mezzo secolo sforna campioni, atleti, ma prima ancora donne ed uomini. Lo fa alla Provolera, insieme al figlio Biagio, anch’egli atleta e campione di boxe. Insieme con Bergamasco, Ernesto, padre di Raffaele ct della nazionale di pugilato, formano un trio che ha fatto da fucina ai guantoni italiani tra i più titolati al mondo. Come se a Torre Annunziata l’arte del combattere fosse doppia, nella vita e nello sport.

Ma in medio oriente si gioca il prossimo appuntamento importante di Irma Testa. “La decisione che io partecipi ai mondiali è stata presa dalla Federazione”, risponde alla stampa con la quale si è fermata pochi minuti prima della cena e del brindisi con gli amici. Sfrutterò questa occasione per prepararmi alle Olimpiadi ed arrivare ancora più motivata, incalza sorridendo.

Eppure si fa fatica ad immaginarla qualche anno fa quando entrò per la prima volta alla ‘Boxe vesuviana’. “Iniziai come divertimento, seguendo mia sorella Lulù, la persona più importante della mia vita”, ci dice. Ma è il maestro Biagio a ripercorrerei quei momenti: “Metteva tutta se stessa, era tremenda, non si fermava mai. Ma una scena su tutte rivivo spesso nella mia mente: gli stessi atleti che le dicevano di farsi da parte perché era la più piccola del gruppo, oggi la guardano con ammirazione”.

Ma è il ring il palcoscenico dove va di scena l’altra Testa. Quel quadrato dove “salgo sempre con la convinzione di essere inferiore e cerco di dare il massimo”. Lo stesso ‘teatro’ dove ha sfidato e vinto la francese, quarta nel ranking mondiale, e staccato il pass per l’Olimpiade di Rio de Janeiro. “È stata tosta”, dice guardandoci con uno sguardo intenso, “ma l’ho affrontata con la consapevolezza di vincere".

Ha collaborato Alessio Barco

Foto Nunzio Iovene 'Cigno Art'

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