Al via oggi al Tribunale di Torre Annunziata l’udienza preliminare per la morte di Tommasina de Laurentiis, la mamma oplontina 25enne, scomparsa l’8 marzo 2013 all’ospedale “S.Anna e Maria SS. Della Neve” di Boscotrecase, dopo un banale intervento di calcoli alla cistifellea. Dopo due anni e mezzo di indagini, condotte a colpi di ‘super-perizie’, il pm della Procura Marco Mansi, prima dell’estate, decise per la richiesta di rinvio a giudizio di tre medici (inizialmente gli indagati in totale erano dieci anche con anestesista ed infermieri): il primario Roberto Palomba e i ‘camici bianchi’ Antonio Venderosa e Alberto Vitale.

Tutti, difesi dagli avvocati napoletani Orazio Cicatelli e Giuseppe Fusco, restano però anche oggi e formalmente solo indagati di omicidio colposo (il primario Palomba, trasferito quattro giorni dopo la morte di Tommasina a mansioni amministrative dai vertici dell’Asl, anche di falso ideologico in atto pubblico). Il gup Emma Aufieri del Tribunale oplontino non ha infatti ancora sciolto la riserva sulla loro imputazione, aggiornando l’udienza a settembre per l’esame di documenti difensivi che saranno presto depositati nel suo ufficio, al fine di ‘alleviare’ le posizioni dei membri dell’equipe, accusata della tragica morte di Tommasina (madre di una bimba di soli 4 anni)

I COMMENTI Insomma la famiglia De Laurentiis, oggi in aula in Tribunale e da sempre impegnata in appelli anti-prescrizione, sperava forse in un esito diverso: il rinvio a giudizio, non una nuova attesa. “Il giudice ha comunque sospeso i termini di prescrizione, un primo obiettivo è stato raggiunto”, il commento oggi al termine dell’udienza ‘interlocutoria’ dell’avvocato Gennaro Ausiello, legale dei parenti di Tommasina, pronto a settembre a costituirsi parte civile. Prima, invece, il marito di Tommasina, Alfonso Formisano, aveva diffuso via web il suo appello: “Voglio vederli tutti in manette e voglio giustizia per mia moglie e per mia figlia”.

L’ACCUSA  Ad uccidere Tommasina De Laurentiis, per gli esiti delle due perizie mediche svolte sul suo corpo, un errore dei medici quel giorno in sala operatoria: una lesione della vena aorta e cava, forse all’altezza della biforcazione. La svolta nell’inchiesta arrivò però tardi e grazie alla caparbietà della difesa dei familiari e della Procura.

Solo la seconda perizia di parte, infatti, dimostrerebbe che la giovane mamma di Torre Annunziata avrebbe subito un secondo intervento, quando ormai il suo corpo era privo di vita. I medici, stando a quanto descritto nella perizia, in pratica le ricucirono le zone lacerate col primo intervento. Una ‘scoperta’ destinata, a due anni e mezzo dalla fine di Tommasina, ad imprimere una brusca accelerata alla richiesta di rinvio a giudizio del pm.

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