Sta facendo ormai discutere tutti il quasi certo passaggio di Gabri Veiga a Gedda, con l’Al-Ahli. Il giovane talento spagnolo, a un passo dal Napoli, andrà in Arabia Saudita.

Una beffa per il Napoli che aveva puntato forte sul centrocampista classe 2002 tanto da arrivare a offrire al Celta la cifra di 30 milioni di euro (più 6 di bonus), che l'avrebbero reso l'acquisto più costoso di questa sessione estiva in Serie A. E invece, a sorpresa, ecco l'inserimento dell'Al-Ahli: lo stesso club che aveva provato a prendere Zielinski, prima del no del polacco e del rinnovo col Napoli.

Una “figuraccia”, ma non del presidente De Laurentiis, ma dello stesso Gabri Veiga. Un talento di 22 anni, nella fase cruciale della sua carriera, ha scelto di andare a (non) giocare anziché confrontarsi su palcoscenici appropriati. Ovviamente si aspetta l’ufficialità, che dati gli sviluppi in altri fronti e in giro per l’Italia e l’Europa, non è poi ancora scontato. Ma se fosse così, sarebbe l'ennesimo talento bruciato. In barba agli sfottò da scuola elementare del patron del fondo che gestisce le principali squadre saudite, che rimarca il fatto che possiamo tenerci Zielinski (alleluja) mentre loro hanno il “miglior talento”.

Ecco allora, riassumendo, in 10 punti, la situazione.

1. Ogni essere umano, compreso i calciatori, ha diritto a fare ciò che vuole della propria vita, lavorativa e non.

2. Ogni essere umano che paga per finanziare il mondo del pallone, tifoso o non tifoso, ha il diritto di esprimere il proprio giudizio, positivo o negativo, sulla scelta di un calciatore.

3. In merito ai primi due punti, possiamo dire senza alcun dubbio di essere smentiti, che Gabri Veiga è andato in Arabia per fare soldi e non per fare carriera. E quindi è inutile rammaricarsi se un calciatore decide di non giocare più a calcio, ma di fare solo business.

4. De Laurentiis in questa storia non ha nessuna colpa. Nessuna. Perché se offre 2.5 milioni e uno offre 15, l’ultimo ad avere colpe è proprio il presidente.

5. Le trattative di mercato non hanno un tempo. Non è la spesa al supermercato che entri, leggi il volantino, metti nel carrello, vai alla cassa e ciao. Nel calcio ci sono innanzitutto i procuratori. I calciatori non hanno un prezzo fisso, nemmeno quello con la clausola perché anche altri potrebbero pagarla. Devi convincere club e calciatore. E trovare accordo su durata, ingaggio, benefit, premi, penali, clausole, extra, percentuali su rivendita, ruolo in campo, prospettive, competizioni in cui gioca e via dicendo.

6. In merito al punto 4 e al punto 5, perché non ricordare tutte le trattative poi non concluse? L'ultima di Samardzic che, se fosse successo al Napoli, “Apriti cielo”.

7. Kroos ha vinto 3 Liga, 3 Bundesliga, 11 coppe e SuperCoppe tedesche e spagnole, 5 Champions, 5 SuperCoppe europee, 6 mondiali per club, 1 mondiale e alcuni premi individuali. E se scrive "Imbarazzante”, (così come riportato in foto) sotto un post che parla di Veiga e gli arabi, non possiamo che prenderne atto e pensare che oggi, il tedesco, voglia ancora vincere. Domani non lo so, oggi sì.

8. Prima Danso e il Lens, ora Veiga e lo sceicco. Gli sfottò al presidente fanno anche ridere in questo pallone sempre più mediatico e social. Ma alla fine parliamo del Lens, non del Real Madrid e del Al Ahli, che in moti non sanno nemmeno dove giochi, in quale città, la sua formazione, il suo palmares o il colore della maglia.

9. Al Napoli serve assolutamente una mezzala forte. I soldi ci sono, siamo in ritardo sulla tabella di marcia, ma ancora in tempo per prenderla e continuare ad essere tra i favoriti in Italia e tra le outsider in Europa. Inutile fare nomi, perché per quelli ci pensa lo scouting. Le condizioni le detta De Laurentiis, che vi piaccia o no, decide lui chi prendere. Tre mesi fa abbiamo vinto uno scudetto, quindi a pelle, si dovrebbe andare a fiducia.

10. Concludiamo col calcio arabo. Per diventare un calcio importante hanno due strade: migliorare i talenti arabi puntando sulle scuole calcio (ci vorranno 30-40 anni circa) o giocare con 11 stranieri in campo e 7 in panchina (non lo faranno mai). Pertanto, che le società possano approfittare di questi soldi per risanare o propri bilanci. Che l'Arabia sia un'opportunità di crescita per il calcio europeo e non una minaccia. Se da tifosi, la considerate una minaccia, allora bisognerebbe provare a guardare una partita del campionato arabo senza addormentarsi prima del 90esimo.

(a cura di Giuseppe Brillante e Marco De Rosa)

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