“Sono andata ai processi degli assassini per non dargliela vinta. Dovevano guardare i miei occhi e non dimenticare mai quelli di mio fratello”. Lo ha detto la sorella di Lino Romano, il 30enne ucciso per errore nel 2012 con 14 colpi di pistola, vittima innocente di una feroce faida  di camorra.

Una testimonianza emotiva molto forte che ha aperto il corso di formazione dei Giornalisti assieme alla Fondazione Polis, tenutosi a Napoli sul tema “I fenomeni criminali, la narrazione e il cambiamento”. Un tema con cui si è inteso rilevare come sia cambiata la narrazione dei fenomeni criminali negli ultimi dieci anni, spiegato attraverso saperi, esperienze e conoscenze di autorevoli firme del giornalismo che hanno raccontato della camorra, delle tante vittime innocenti e giornalisti caduti sotto i colpi dei malavitosi. 

La Fondazione Polis a 10 anni dalla sua costituzione è in prima linea in materia di riutilizzo dei beni confiscati e di aiuto alle famiglie delle vittime innocenti della criminalità. Gigi Di Fiore, giornalista e saggista, ha sottolineato l’importanza di raccontare le storie criminali dalla parte delle vittime e ha ricordato come si sia allungato l’elenco delle vittime innocenti della criminalità che conta oltre 400 nomi. Di Fiore chiede attenzione ai colleghi, nell’uso del linguaggio, nello scrivere di questi fatti  di criminalità. Diventa infatti  importante come si racconta e precisa: “Se quegli stessi fatti delle fiction che mitizzano i capi dei capi si facessero raccontare dalla parte dei familiari delle vittime dove c’è la sofferenza, la tragedia, si comprenderebbe meglio quanto la camorra sia una montagna di letame. Bisogna fare una operazione culturale che deve far riflettere su questi aspetti coloro che fanno comunicazione“. 

Nel corso degli ultimi anni è stato notato che la tv di Stato ha aperto una breccia avendo dedicato in prima serata trasmissioni a personaggi come  Don Peppino Diana, Angelo Vassallo, Felice Impastato, Leo Garofano, Marcello Torre, con narrazioni in cui le voci dei familiari, la loro costanza e la loro capacità di non arrendersi hanno posto un tassello di grande emancipazione e richiesta di giustizia.

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