Nappi: "A Castellammare niente primarie. Il nome sarà una scelta condivisa"
Il vicecoordinatore di Fi non teme il centrosinistra: "Mostrarsi forti non vuol dire esserlo davvero"
11-02-2016 | di Redazione
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Il professor Severino Nappi, ex assessore regionale al lavoro, Castellammare la conosce bene perché sulla sua scrivania sono arrivate, durante la sua esperienza governativa, le vertenze di tutte le aziende stabiesi in crisi. Ora che è in Forza Italia ed è vicecoordinatore regionale con delega alle amministrazioni locali, osserva la città delle acque con particolare attenzione in vista delle prossime amministrative.
Nappi, le elezioni potrebbero rappresentare per il centrodestra una importante occasione per tornare in sella ad una città che vive uno dei momenti più sconfortanti. Tuttavia il centrodestra non sembra essere già così pronto e strutturato per affrontare la battaglia.
La sfida di Castellammare è sicuramente centrale non solo per il partito ma per tutto il centrodestra, che deve dimostrare maturità. Trovare punti di convergenza è fondamentale. Non penso a nomi, ma a programmi per la città che sappiano unire e non dividere. E sono certo che in tempi brevi questa convergenza sarà trovata. Stiamo discutendo con gli esponenti locali e con chi vuol metterci la faccia per intestarsi una battaglia che è innanzitutto di civiltà.
L’identikit ideale del vostro candidato che aspiri ad essere il nuovo sindaco stabiese deve avere un forte trascorso politico oppure essere un nome nuovo?
Il candidato sindaco non dovrà essere un uomo solo al comando, ma frutto della condivisione di una intera squadra. Un uomo o una donna che siano capaci di rilanciare sviluppo, lavoro e turismo in una città fantasma perché abbandonata a se stessa da una politica che ha saputo solo prendere senza restituire nulla negli ultimi fallimentari anni di gestione Cuomo. Ben vengano quindi candidati con esperienze consolidate ma anche giovani ed esponenti della società civile. Tutti con un solo scopo: costruire un programma di governo all'altezza della città.
Se non ci sarà sicurezza su un solo nome, è vero che si potrebbero profilare le primarie? Se sì, quali potrebbero essere i candidati?
Le primarie a questo punto mi sembrano tardive. Anche se a Castellammare non c'è una candidatura già consolidata, sono certo che una sintesi potrà essere trovata a breve e senza bisogno di ricorrere alle primarie. Anche l'esperienza del Pd a Milano, con tutto quello che è successo sia in termini di polemiche per il voto degli stranieri sia per la scarsa partecipazione, dimostra che, senza essere adeguatamente regolamentate, sono un boomerang per la democrazia e la trasparenza. Noi lavoriamo sulle idee e non sui nomi.
L’esperienza Cuomo è stata fatta fallire soprattutto dai dissidenti del suo partito, il Pd. Dissidenti che, ora, affermano di essere il nuovo e vero partito democratico. Le varie anime che lo alimentano (quelle che fanno capo a Topo e a Casillo in Regione) sembrano essere così unite da poter bypassare le primarie ed esprimere così il proprio candidato. Lei teme questo centrosinistra?
Questo Pd ha dimostrato proprio in esperienze come quelle di Cuomo, di non essere un partito di governo. Non credo che i loro problemi interni siano svaniti dalla sera alla mattina solo in virtù di qualche sorriso e di qualche stretta di mano in consiglio regionale. Mostrarsi forti non vuol dire esserlo. Ho molto rispetto per gli amici Casillo e Topo ma altro è prendersi la briga e la responsabilità di un territorio complesso come Castellammare. Lì decide il territorio, con la stessa logica con la quale ci stiamo muovendo noi del centrodestra. Stiamo incontrando, ascoltando, senza mai entrare a gamba tesa.
Fincantieri in cassaintegrazione, Terme abbandonate, lavori in villa comunale ancora da terminare. Ma quanti anni servono a Castellammare per poter tornare a rivedere la luce?
I disastri degli ultimi anni purtroppo hanno rallentato inevitabilmente il processo di ripresa della città ma sono certo che con una amministrazione lungimirante, con un progetto di medio e lungo periodo, si possa cominciare sin da subito a porre le basi di una risalita. Bisogna non chiudersi a riccio e dialogare con tutti i livelli istituzionali. Sono tante le cose da fare, ma tre le direttrici: lavoro, sviluppo, turismo.
E in una situazione del genere, nel 2016, può avvenire un cambiamento nelle preferenze? Ossia votare gli uomini e le donne che possono fare qualcosa piuttosto che gli amici e gli amici degli amici?
Il voto è l'arma più importante che i cittadini hanno nelle loro mani. Per questo obiettivo abbiamo bisogno di persone sane e trasparenti. Le nostre porte sono aperte a chi crede che la politica, in un tempo così difficile come questo, sia l'opportunità per dare alla propria comunità una speranza e un'opportunità e sa di avere, per esperienza, competenza e moralità, la possibilità di offrire un contributo concreto.
(p.d.c.)
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