TORRE ANNUNZIATA/CASTELLAMMARE. “Al mio Carlo penso sempre. Ogni giorno. Non andare al corteo anti G8? Non glielo avrei mai detto. Stava solo manifestando e di solito lo Stato non uccide”. Adelaide Gaggio, 72 anni, ha le lacrime agli occhi, tanta forza dentro e una “Gauloises” fumante in bocca appena accesa. E’ stretta in uno spolverino e in un ricordo. Quello di suo figlio Carlo Giuliani, morto a Genova nei pressi della stazione Brignole alle 17:27 del 20 luglio del 2001. L’estate calda di “Bolzaneto” e della “Diaz”, degli scontri tra “no-global” e forze dell’ordine, dei carabinieri che battono in ritirata e di un solo colpo di pistola. Fatale. Colpisce Carlo, 23 anni, allo zigomo sinistro. A sparare, da una “Land Rover Defender” con tre carabinieri a bordo, è l’ausiliario Mario Placanica. Indagato per omicidio e poi prosciolto per legittima difesa.

Prendendosi un caffè e una frolla al bar con suo marito Giuliano (78), anch’egli oggi in Tribunale a Torre Annunziata, “Haidi” ripete una sola frase. Le rimbomba nella testa, non la smette, è incessante: “Due giorni prima, alla manifestazione per i migranti sempre a Genova, non successe proprio nulla. Dovrebbe essere la normalità”. I genitori del giovane Carlo Giuliani, dopo un lungo viaggio in treno dal nord, sono arrivati al Palazzo di Giustizia in Corso Umberto di buon ora. In Tribunale c’è udienza. L’ennesima. Parlare, ricostruire fatti e circostanze, date e orari. Questa ora è la missione.

“Perché la memoria di Carlo non venga più offesa – ripetono Adelaide e Giuliano Giuliani - . Dopo la morte di nostro figlio, processi aperti in giro per l’Italia per diffamazione ce ne sono. L’ultima condanna è stata inflitta a un fascista conclamato di Perugia. Era nullatenente, ma fa nulla. I soldi dei risarcimenti li devolviamo in beneficenza”.

E’ anche per questo che dopo i fatti del G8 parenti e amici del “no-global”, ammazzato nel 2001, hanno costituito una “Onlus”: il “Comitato Piazza Carlo Giuliani”, che da anni mette in campo iniziative solidali. L’ultima donazione, tramite “Emergency”, è di 40mila euro: servirà al “Poliambulatorio Grimm” di Ponticelli. I soldi? “Presi dal direttore de ‘Il Giornale’, Alessandro Sallusti, che in tv fece un commento inutile e fuori luogo su mio figlio. Poi ha offerto 35mila euro per evitare il processo. Io e mia moglie – continua il papà di Carlo Giuliani – ne abbiamo aggiunti 5mila. Dopo Torre Annunziata andremo a Ponticelli. Vogliamo entrambi vedere i frutti della donazione”.       

IL PROCESSO ALL’EX SINDACO PER I “POST”. “Questa è la risposta che meritano quei vigliacchetti che hanno sporcato con quel lurido cartello il monumento all'Arma! Giuliani era una feccia di teppista da strada”. E ancora: “Credo che la definizione calzi a pennello! O no? Se poi non ci si può più esprimere in corretto italiano, allora...”. Sono i due ‘post’ del 30 luglio 2014 e del 12 settembre dello stesso anno, pubblicati sul secondo profilo facebook di Luigi Bobbio, e costati all’ex sindaco di Castellammare di Stabia un rinvio a giudizio per diffamazione con l’aggravante dell’uso di un mezzo di pubblicità.

Processo in corso dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Torre Annunziata Procolo Ascolese. All’ultima udienza i genitori di Carlo Giuliani, difesi dagli avvocati Liana Nesta e Gilberto Pagani e costituitisi parte civile, hanno ricostruito in aula i motivi della querela sporta contro Bobbio, denunciato dopo l’ampio risalto dato ai “post” da giornali e media locali. Circostanza che ha contribuito alla diffusione a macchia d’olio dei commenti, arrivati fino a Genova e sotto gli occhi della sorella di Carlo.

“Frasi inaccettabili soprattutto se a scriverle su internet è l’amministratore di una Comunità – ha ribadito anche al giudice Giuliano Giuliani - . Frasi ancor più inutili a 13 anni dalla morte di mio figlio. Bobbio non conosceva né i fatti, né le persone coinvolte. Ha espresso un giudizio su un ragazzo che, solo perché morto, non ha potuto chiarire in Tribunale cosa stesse davvero facendo in piazza. In quel giorno maledetto”.

Nella foto Giuliano Giuliani e Adelaide Gaggio all’uscita dal Tribunale  

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