“Non pensate di scappare da nessuna parte…vi vengono a trovare dove state state…questo è quello che vi voglio avvisare, vedete, vi sto avvisando…”. Così Carmela Gionta, 67 anni, la sorella del boss Valentino, fondatore dello storico clan camorristico di Torre Annunziata, per la Dda di Napoli minacciava le vittime del clan. La donna, che secondo l’Antimafia gestiva la cassa comune della cosca decimata dagli ultimi arresti, è stata fermata ieri dai Carabinieri del Nucleo Investigativo oplontino (agli ordini del comandante Leonardo Acquaro) nella sua abitazione, un monolocale al piano terra di via Roma, nei pressi della Chiesa di San Francesco. La Dda ipotizza a carico di Carmela Gionta i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e usura aggravati ai danni di imprenditori di Torre Annunziata.

Privati caduti in disgrazia per la forte crisi economica ed operanti in diversi settori (dal marketing alle onoranze funebri), che si rivolgevano alla ‘referente’ dei Gionta sul territorio pur di superare difficoltà e debiti accumulati nel corso degli anni. Prestiti di 10mila o 15mila euro, ripagati poi a carissimo prezzo, con tassi usurari pari al 10 o all’8% mensili. In alcuni casi, secondo le indagini scattate a giugno e coordinate dai Sostituti Procuratori dell’Antimafia di Napoli, Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa, le vittime consegnavano nelle mani di Carmela Gionta, ogni 30 del mese, mille euro per i soli interessi imposti dal clan.

In caso di ritardato pagamento, poi, la sorella del superboss di Torre Annunziata sapeva come ‘convincere’ i morosi: “Non pensate di scappare da nessuna parte…vi vengono a trovare dove state state…tengono l’amicizia per la Calabria con i calabresi, con i  siciliani, i baresi…la ‘ndrangheta…per tutto…fuori Italia”.   

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