Torre Annunziata “Non mi sono fermato perché non ho l’assicurazione”. Così provò a giustificarsi ai carabinieri Lorenzo Matrone (appena 18enne e con precedenti per armi), arrestato due giorni fa per resistenza a pubblico ufficiale al ‘Quadrilatero Carceri’, la roccaforte del clan Gionta, in via Stamperia a bordo di un ‘Sh’ grigio. A fargli compagnia, quella sera, suo zio Renato Palumbo (37), anche lui ‘scappato’ all’alt degli agenti della Radiomobile torrese (agli ordini del tenente Davide Acquaviva) e finito in manette col nipote dopo un rocambolesco inseguimento di circa due chilometri, andato in scena tra gli stretti vicoli della periferia sud di Torre Annunziata. Una folle corsa, lungo via Castello e via Roma, un tempo vero fortino della camorra locale, che spaventò la gente in strada di ritorno a tarda sera dal centro città.

COGNOME ‘SCOMODO’ Il giovanissimo Lorenzo Matrone è figlio di Aldo. Sua nonna, in pratica, è la sorella di Valentino Gionta senior: nome che ancora oggi, laggiù al ‘Quadrilatero’, fa rumore, suscitando ‘onore e rispetto’, nonostante lo sgombero a gennaio scorso, dopo trent’anni di semplici ‘parole al vento’, di Palazzo Fienga. L’immenso rudere dove il clan egemone a Torre Annunziata programmava omicidi e organizzava le sue ‘spedizioni al piombo’.

IL PROCESSO PER DIRETTISSIMA Matrone e Palumbo erano ai domiciliari, così come richiesto dal pm della Procura della Repubblica oplontina Antonella Lauri. Arresto convalidato però ieri solo a Renato Palumbo: oggi il giudizio direttissimo e la sentenza al Tribunale di Torre Annunziata. Il nipote di Valentino senior è stato assolto con formula piena per “non aver commesso il fatto”. Suo zio, Renato Palumbo, è stato invece condannato a 4 mesi di reclusione. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Giuseppe De Luca e Roberto Cuomo.    

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