San Giorgio a Cremano. Porte ancora chiuse al “Nosocomio Dentale” dopo  quattro anni dallo sfratto dell’ultimo anziano ricoverato. Una sensazione che provoca disagio e preoccupazione nei cittadini sangiorgesi, molti dei quali vedevano nella Istituzione un fiore all’occhiello della città e della comunità verso i più bisognosi.

Il suono cupo e prolungato di una sirena d’allarme ha sorpreso Piazza Troisi e ha fatto tornare alla mente i giorni di un incombente pericolo: simulazione messa in pratica dall’associazione “La vita”, nell’ambito della   manifestazione pacifica di solidarietà verso i poveri, anziani, ammalati, emarginati della città giunti in piazza per scuotere le coscienze. Una manifestazione per dare voce a chi non ce l’ha, riportando l’attenzione sul palazzo settecentesco del Marchese Leopoldo Dentale che l’aveva destinato per via testamentaria a luogo di assistenza per i poveri, facendolo passare attraverso la gestione della Chiesa di Napoli, certo che la Curia del tempo avrebbe agito saggiamente e umanamente nei confronti dei bisognosi nel rispetto della sua missione.

“Una lunga serie di eventi negativi, legati a una cattiva gestione amministrativa, ha portato dopo anni alla chiusura del Nosocomio – ha spiegato Giuseppe Cavallaro, presidente dell’Associazione “La vita” –. Ciò comporta una delle più gravi discriminazioni morali e sociali nei confronti dei poveri che sono sempre in aumento, privandoli dei loro più elementari diritti umani, il cibo, la casa e l’assistenza medica che  trovavano nel grande palazzo. Così si cancella  quell’esempio di umanesimo cristiano e di solidarietà di cui si fregiava la città da circa un secolo”.

L’associazione decide così di riaccendere i riflettori sul  caso del “Nosocomio Dentale”, partendo dal basso   con un’iniziativa che sensibilizzi per primi i sacerdoti delle Chiese del territorio e i Parroci, in modo da dare concreta realizzazione all’azione di solidarietà, fino ad arrivare alla riapertura dell’Istituto.

“Si continua a parlare di aste, vendite e curatori fallimentari – conclude Cavallaro – ma sono i poveri  i veri proprietari morali. A loro bisogna restituire il nosocomio e far si che la struttura riapra con la funzione sociale cui è stata destinata dal  generoso proprietario, facendo svanire eventuali egoistici appetiti di eventuali speculatori”.

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