"Voi avete ucciso a uno”. La frase choc che secondo l'accusa inchioda i responsabili della morte di un uomo, che ha reagito a una rapina per difendere il suo lavoro. Una frase semplice, pronunciata con dolore e rabbia, che però pesa come un macigno nell’aula 116 della Corte d'Assise di Napoli. A dirla è Assunta Tecchio, moglie di Luigi Di Napoli, durante una conversazione privata col marito. Un momento intimo diventato cruciale nelle indagini per l’omicidio di Antonio Morione, il pescivendolo di Torre Annunziata ucciso il 23 dicembre 2021 mentre cercava di difendere la sua pescheria da una rapina.

A riferire del colloquio è stato il colonnello Simone Rinaldi, all’epoca dei fatti comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Torre Annunziata, nel corso dell’ultima udienza del processo che vede imputati, oltre a Di Napoli, anche Angelo Palumbo, Giuseppe Vangone e Francesco Acunzo. I quattro sono accusati di essere i responsabili delle due rapine ai danni delle pescherie dei fratelli Morione, culminate nell’omicidio di Antonio. Un quinto uomo del commando resta tuttora non identificato. 

Il colonnello Rinaldi ha definito quella intercettazione un “momento apicale” delle indagini: un passaggio decisivo che ha contribuito a delineare con maggiore chiarezza il ruolo degli imputati. Le parole della donna, che in quel frangente dichiara di voler lasciare il marito e di non voler avere più nulla a che fare con lui, suonano come una condanna morale prima ancora che giudiziaria: “Voi avete ucciso a uno”, dice, riferendosi proprio al pescivendolo Antonio Morione.

Il processo prosegue, con l’obiettivo di far luce fino in fondo su quanto accaduto quella tragica sera di antivigilia di Natale. Antonio, ricordato da tutti come un uomo buono, dedito al lavoro e alla famiglia, fu colpito mortalmente nel tentativo di difendere ciò che aveva costruito con sacrificio. La sua morte ha scosso l’intera comunità di Boscoreale e Torre Annunziata, che ancora oggi chiede giustizia.

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