Omicidio Buonvolere, la prima ipotesi è il “regolamento” tra ragazzini
Diverse le piste al vaglio degli inquirenti, che non escluderebbero uno “sgarro” finito nel sangue
08-02-2015 | di Salvatore Piro
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Boscoreale. Continuano serrate le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo di Torre Annunziata (agli ordini del Maggiore Michele De Riggi e del Tenente Davide Acquaviva) per stabilire il movente dell’agguato costato la vita al 21enne Mauro Buonvolere, ucciso da sei colpi di pistola calibro 7,65 esplosi ieri al Piano Napoli. Nella “Scampia del vesuviano” non si sparava dal 4 dicembre 2013: tre persone gambizzate in via Promiscua, nei pressi del “Bar Mario”. Anche lì un avvertimento, forse legato alla gestione dell’affare droga nelle palazzine di via Settetermini, dove chi conta e ha esperienza, ormai, è in carcere, perché coinvolto negli ultimi blitz che hanno letteralmente “svuotato” gli appartamenti popolari.
Come la famosa operazione “Tortuga” che, già nel 2012, portò in carcere 19 persone, smantellando così lo spaccio gestito dalle famiglie Filocaso e Tasseri. Famiglie protette, secondo gli inquirenti, dal clan Gionta di Torre Annunziata. In manette, quella notte, finì pure Enrico Buonvolere (allora 23enne), fratello di Mauro, condannato poi a 2 anni e 8 mesi di reclusione da scontare a Poggioreale. Anche Mauro era dentro per droga, ma 5 mesi fa aveva lasciato il carcere e, probabilmente, avrebbe ripreso a “frequentare” cattive compagnie. Questa, ad oggi, sembrerebbe l’ipotesi più accreditata per spiegare la sua “esecuzione”.
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Dal 2013 in poi, blitz e processi hanno presto svelato la cruda realtà del Piano Napoli. Un rione sorto per ospitare i terremotati partenopei e trasformatosi, da subito, in un affare d’oro per la camorra. Numerosi i pentiti che nel filone “Costa” hanno “cantato”, svelando i retroscena agghiaccanti dello spaccio. Come i “bimbi vedette”, "i pali" e i giovanissimi "pusher", assoldati, a volte, per 300 euro a settimana. Urlavano “Ettore”: questo era il segnale per gli spacciatori, pronti così a fuggire “non appena arrivava la polizia”. Sembra un film in perfetto “Gomorra-style” e invece è la realtà della “Scampia del vesuviano”, raccontata agli inquirenti da uno dei tanti pentiti del Piano Napoli. Così parlò infatti Domenico Borrelli, collegato in video-conferenza col pm della DDA di Napoli, Pierpaolo Filippelli.
Dopo le inchieste sono infine giunte sentenze e condanne. I “capi” sono dentro. Alle palazzine restano soprattutto “cani sciolti” e “giovani rampolli”. Rampolli dalla “pistola facile”. Troppo spesso. E’ in questo macabro scenario che proseguono le indagini sull’omicidio Buonvolere. L’autopsia sul corpo del giovane, disposta dal pm Marco Mansi, sarà eseguita già domani.
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