Pressioni e minacce di morte per cancellare il video dell’omicidio di Maurizio Cerrato. A vuotare il sacco è stato Pierluigi Savarese, proprietario del garage in via IV Novembre a Torre Annunziata dov’è avvenuto il delitto dello scorso 19 aprile.

L’uomo è entrato nel registro degli indagati, con l’accusa di favoreggiamento, assieme al fratello Alessandro.

LE MINACCE. Nel corso dell’interrogatorio dello scorso 3 giugno, ha parlato delle minacce ricevute da Giorgio Scaramella. “Mi disse che avrei dovuto cancellare il video e mi disse frasi del tipo ‘vedi che ce ne stanno pure per te’ e ‘cancella tutto altrimenti non vai a lavorare’. Il mio impianto non prevedeva un dvr, ma accedevo tramite un’applicazione dal celluare mio e anche di mio fratello. Le immagini poi le ho eliminate due giorni dopo, non prima di averle visualizzate”.

Solo una consulenza tecnica dei carabinieri ha permesso il ritrovamento dei frame, che sono stati fondamentali per la ricostruzione di quelle ore tremende per Maurizio Cerrato e sua figlia Maria Adriana.

IL RACCONTO. E’ qui che parte il racconto da parte di Pierluigi Savarese. “Nella prima fase dell’aggressione Giorgio Scaramella ha insultato in maniera pesante la vittima e la sua famiglia con frasi ingiuriose. Poi dopo aver videochiamato il fratello Domenico è tornato nel garage. Lo stesso Giorgio aveva sbarrato la strada a Maurizio Cerrato con il suo scooter. Successivamente è stato accerchiato anche da Antonio Cirillo e da un uomo più anziano, che non avevo mai visto. In seguito ho saputo che fosse il padre”.

Poi gli attimi drammatici, dopo la coltellata inferta al 61enne. “Ho visto Cerrato portarsi le mani al petto dopo aver emanato un grido di sofferenza. Successivamente è stato trasportato in auto dalla figlia e da Domenico Scaramella, sua sorella Rosa e da Marco Salvi. Antonio Cirillo, invece, è andato via subito dopo l’aggressione”.

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La dinamica dell'arresto

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il pizzino

Il commento della vedova Cerrato

Il fatto