Omicidio Enza Avino, gli avvocati del killer alla Cassazione: “Nunzio Annunziata va liberato. Di nuovo…”
Secondo ordine di carcerazione “fotocopia” del primo già annullato. Un cavillo può far nascere la beffa
19-11-2015 | di Salvatore Piro
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Terzigno. Può davvero tornare libero, scorazzando per le strade del Vesuviano a stretto giro. Come se nulla fosse accaduto. Il destino di Nunzio Annunziata, il 37enne di Terzigno oggi in carcere a Poggioreale, che lo scorso 14 settembre massacrò con 6 colpi di pistola la sua ex Enza Avino (35 anni, mai perdonata dall’omicida reo confesso per la fine della loro love story), si gioca a Roma e non a Nola, dove è appena partito il processo che lo vede imputato per ora solo di stalking.
Gli avvocati di Annunziata, Giovanni Tortora e Maddalena Nappo, hanno infatti chiesto ai giudici della Cassazione di “annullare la seconda ordinanza di custodia in carcere”, emessa a carico del killer dal gip (nel mese di ottobre) su richiesta del pm della Procura della Repubblica Maurizio De Franchis. Il motivo? Un altro cavillo giudiziario. L’ennesimo. Un cavillo che potrebbe sul serio ‘aiutare’ il killer a tornare in libertà.
Annunziata venne già scarcerato a luglio dal Riesame di Napoli. Poco prima di uccidere per ‘pura ossessione’ la sua ex. Il killer ‘rischiò’ la libertà anche lo scorso 13 ottobre: per un difetto di notifica e un calcolo sbagliato dei giudici nella scadenza dei termini utili al Tribunale per decidere sull’istanza di scarcerazione presentata dai suoi avvocati.
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IL CAVILLO. La ‘beffa-bis’ per la famiglia di Enza Avino (che nel processo per stalking ha deciso di non costituirsi parte civile, ndr) nascerebbe da una legge varata di recente dal Governo. La 47/2015, che vieta al gip di “riprodurre pedissequamente – la tesi dei legali di Annunziata in Cassazione, interpretando la nuova normativa – la stessa motivazione espressa dal pm nella richiesta di custodia”. In soldoni, il gip avrebbe dovuto evitare un provvedimento ‘fotocopia’, ponendo alla base dell’ordine di carcerazione a carico di Nunzio Annunziata una “valutazione nuova ed autonoma del compendio cautelare”. Valutazione che parrebbe in tal caso mancare del tutto.
IL PRECEDENTE. La teoria sostenuta in Cassazione dagli avvocati del killer reo-confesso incontra inoltre un precedente favorevole. L’Italia non è un paese di ‘common-law’, certo. Le norme sono scritte, ma i precedenti contano. Eccome. Sulla base della nuova legge (la 47/2015 appunto, molto più stringente in materia di misure cautelari personali) lo scorso 26 ottobre il Tribunale del Riesame di Napoli decise per la scarcerazione di sedici indagati, raggiunti da un’ordinanza di custodia nell’indagine sulle ramificazioni a Marcianise del clan camorristico Belforte.
In quella circostanza, il Riesame scrisse di un’ordinanza ‘fotocopia’ del giudice rispetto alla richiesta della pubblica accusa. Ordinanza che addirittura riproduceva “la medesima suddivisione in paragrafi” e utilizzava “le stesse parole, senza alcuna ulteriore aggiunta, commento o osservazione da parte del gip e quindi senza alcuna autonoma valutazione da parte di quest'ultimo” rispetto a quanto espressogli prima dal pm.
Nella foto, Nunzio Annunziata all’uscita dalla caserma dopo l’arresto
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