Il campanello della porta che suona. Mamma Matilde apre la porta credendo fosse suo figlio, invece era il killer pronto ad ammazzarla. Aveva denunciato gli abusi sessuali gli orrori compiuti in un sottoscala del Rione Poverelli di Torre Annunziata. Bambini di cinque, al massimo sette anni, costretti a privarsi della loro spensieratezza e sottostare ai voleri del clan.
Mamma Coraggio aveva avuto il coraggio di sconfiggere quel muro di orrori e omertà del rione Poverelli. Proprio per questo doveva essere punita. Alfredo Gallo l’ha raggiunta e uccisa sull’uscio di casa e ora sta scontando 27 anni di carcere. Negli ultimi anni è stato ricostruito anche il percorso e la distanza che il killer ha percorso a piedi da via Capuozzo (l’indirizzo di residenza di Alfredo Gallo) e il civico 13 del Parco Trento, la casa dove abitava Matilde Sorrentino.
“Mamma Coraggio va zittita”. L’idea di ammazzare Matilde Sorrentino uscì fuori nel corso di una cena, avvenuta quindici giorni prima dell’omicidio, alla quale presero parte Francesco Tamarisco e Massimo Fattoruso, collaboratore di giustizia e affiliato al clan Aquino-Annunziata. Alla cena prese parte anche Bernardo, fratello di Francesco, e il fidanzato della sorella. Il boss riteneva le accuse di pedofilia, denunciate dalla stessa Matilde Sorrentino, infamanti per la sua persona. Sarebbe stato proprio Tamarisco ad armare il braccio di Alfredo Gallo. Quarantamila euro per pagare l’omicidio e il silenzio.
E ora, a distanza di 17 anni dalla sua morte, sono emerse anche le prove relative ai pagamenti che Tamarisco avrebbe fatto ai familiari di Alfredo Gallo. Quarantamila euro di vaglia e contanti portati dalla famiglia in carcere, dal 2004 al 2017. A tradirli, gli accertamenti patrimoniali eseguiti sulla famiglia Gallo. Dalle verifiche è emerso che non avevano una forza economica tale da versare ad Alfredo Gallo tutto quel denaro.
Un muro di silenzio e omertà però finalmente rotto dalle decine di pentiti che hanno sfilato in aula presso la corte d’Assise di Napoli. Tutti con una sola voce: “Francuccio Tamarisco l’ha fatta uccidere”.
Il campanello della porta che suona. Mamma Matilde apre la porta credendo fosse suo figlio, invece era il killer pronto ad ammazzarla. Aveva denunciato gli abusi sessuali gli orrori compiuti in un sottoscala del Rione Poverelli di Torre Annunziata. Bambini di cinque, al massimo sette anni, costretti...
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