Omicidio Merlino. Slitta la sentenza per i baby-boss
Alla sbarra in appello Sasà Paduano e Carmine Maresca: i rampolli del clan Gionta
03-10-2016 | di Salvatore Piro
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TORRE ANNUNZIATA. Slitta ancora il secondo grado di giudizio per i baby-organizzatori dell'omicidio di Ettore Merlino, l’affiliato ai rivali del clan Ascione-Papale, fatto fuori nel 2007 dai Gionta su richiesta del clan Birra di Ercolano.
GLI IMPUTATI. A processo, dinanzi alla Corte d'Appello Minorile (prossima udienza soltanto a fine ottobre) ci sono i due giovanissimi che presero parte alla pianificazione dell'agguato di camorra, partito da Palazzo Fienga a Torre Annunziata e consumato in via Nazionale a Torre del Greco.
Imputati sono Salvatore Paduano e Carmine Maresca, rampolli del clan Gionta, condannati in primo grado rispettivamente a 12 e 14 anni di reclusione. Paduano fu latitante fino a novembre 2012 e in via Bertone era considerato il baby reggente; Maresca, invece, è già stato condannato da minorenne anche per il delitto di Marco Pittoni, il capitano dei carabinieri che fu ammazzato il 6 giugno 2008 in un ufficio postale di Pagani durante un tentativo di rapina.
Omicidio Merlino. In appello, confermate le condanne ai baby-boss
14 anni per Carmine Maresca, 12 per Sasà Paduano. Anche loro ‘traditi’ dai video a Palazzo Fienga
GLI ALTRI. Paduano e Maresca erano entrambi under 18 quando ci fu il massacro del pregiudicato di Torre del Greco. Per quel delitto, preparato davanti alle telecamere del clan Gionta, erano stati già condannati all'ergastolo Pasquale Gionta ‘o chiatto, Umberto Onda, Eduardo Venerando, Gennaro Longobardi, Giuseppe Coppola, Liberato Guarro, Gioacchino Sperandeo, Michele Palumbo ‘munnezza’ e gli esecutori materiali dell’agguato, Alfonso Agnello ‘chiò-chiò’ e Amedeo Raia.
LA RICOSTRUZIONE. Ettore Merlino, affiliato al clan Ascione-Papale di Ercolano, fu eliminato su richiesta del clan Birra. Un favore che i Gionta dovevano agli «amici» ercolanesi. Merlino fu convocato a Palazzo Fienga con la scusa di un affare di cocaina. In realtà, era una trappola.
La sua presenza servì solo a indicarlo ai killer. Quando uscì dalla roccaforte del clan Gionta e salì in sella al suo scooter per tornarsene a Torre del Greco, il destino del pregiudicato era segnato. Lo trucidarono in via Nazionale, al centro della carreggiata, con una raffica di proiettili.
I FILMATI. I filmati permisero di ricostruire il viavai dal ballatoio di casa Gionta: i killer che si organizzavano, ed anche i due giovanissimi, Salvatore Paduano e Carmine Maresca, che prendevano parte alle operazioni. Le prove sono nei filmati sequestrati dalle forze dell’ordine proprio a Palazzo Fienga.
Le immagini di quella mattina, infatti, furono riprese dalle telecamere di videosorveglianza che lo stesso clan aveva installato all’interno della sua roccaforte. Invece di gettare i file con dentro i filmati, la camorra li aveva conservati in un hard-disk che ha poi «raccontato» alle forze dell’ordine le fasi della preparazione dell’omicidio.
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