Omicidio Morione, il racconto della vedova in aula: 'Chi ha sparato aveva gli occhi da pazzo'
Nuova udienza sull'omicidio del pescivendolo a Boscoreale
13-11-2024 | di Marco De Rosa
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Rivissuta la scena dell’orrore in cui una donna ha perso per sempre suo marito, in cui i suoi figli hanno perso per sempre il loro amato papà. Nuovo capitolo del processo per stabilire la verità sull’omicidio di Antonio Morione, il pescivendolo di Torre Annunziata morto durante una rapina alla sua pescheria di Boscoreale il 23 dicembre 2021.
A parlare questa mattina in Corte d’Assise a Napoli c’era la moglie di Antonio, Maria Rossi. Appena si è seduta sul bando dei testimoni, è ripiombato l’incubo di dover rivivere quella scena, impressa ormai nella mente e nel cuore.
Mani conserte, sguardo perso, gamba e voce tremolante. Ogni istante vissuto come un colpo di pistola, come quello che ha spezzato la vita dell’uomo che ha pagato con la vita la voglia di difendere il suo lavoro e la sua famiglia. Un colpo di pistola sparato da uno dei 4 componenti della banda (un quinto resta tuttora sconosciuto), oggi a processo: si tratta di Luigi Di Napoli, Giuseppe Vangone, Angelo Palumbo e Francesco Acunzo.
Non riesce a trattenere la commozione, la vedova. “Dopo che Antonio ha squarciato la gomma dell’auto sulla quale i rapinatori sono arrivati – ha spiegato in aula la donna – pensavo che mio marito rientrando nel negozio si fosse accasciato per proteggersi. Solo dopo ci siamo resi conto che la sua bocca era sporca di sangue”. Poi il momento chiave: “Antonio aveva riconosciuto i suoi rapinatori e ha fatto di tutto per attirarli fuori, per invitare tutti a restare calmi. Quello che ha sparato però aveva gli occhi chiari, sgranati”.
Morione dopo essere stato colpito a morte, non riuscì però a dire alla moglie e al figlio, lì per soccorrerlo, chi fosse il suo assassino. A dirlo è anche Raffaele Caso, uno dei parenti della famiglia che in quel momento era lì nella pescheria: “Ha cercato di parlare ma dalla sua bocca non è uscita alcuna parola”, ha riferito in aula.
Sulla scena, un po’ più distante, c’era anche Luigi Improta, che quella sera era a piedi di ritorno da lavoro. Quando la banda uscì dal negozio scappando verso l’auto per darsi alla fuga, Improta era a “una settantina di metri di distanza – ha dichiarato -. Quando ho sentito gli spari mi sono rifugiato dietro un’auto e sono uscito solo dopo che ho sentito che l’auto era andata via. Poi quando sono arrivato nei dintorni della pescheria ho sentito anche le grida dall’interno del negozio”.
Istanti che hanno sconvolto non solo una famiglia ma le intere comunità di Boscoreale e Torre Annunziata. Nella prossima udienza in programma a dicembre, verranno ascoltati altri testimoni, in grado di fare luce su uno degli avvenimenti più tristi della storia recente del vesuviano.
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