"Caro papà, mi manchi tantissimo. Da quella maledetta sera, anche una parte di me se n'è andata per sempre. Non immaginavo che mi avrebbero portato via tutto ciò che avevo. Un proiettile era diretto a me e ho rischiato di morire anch'io, ma tu sei intervento e mi hai trascinata via. Quando ti ho visto a terra, l'ho capito subito che era finita".

Rebecca Morione ha il volto rigato dalle lacrime mentre legge la lettera indirizzata a papà Antonio. La piccola di casa ce la mette tutta per essere forte. Quattro balordi le hanno strappato via il padre per sempre, costringendola a crescere troppo in fretta.

Nella lettera Rebecca scrive di mamma Maria, mettendo nero su bianco le sue preoccupazioni. "Ormai non è più la persona di un tempo, veste sempre di nero e fatica ad uscire di casa. Non è più la Maria che conoscevi tu. Da quando non ci sei la nostra casa è vuota. In ogni stanza, sento la tua presenza. Chi ci ha distrutto la vita, deve pagare a caro prezzo. Non ci fermeremo, vogliamo giustizia".

Sul luogo dell'omicidio in centinaia per la cerimonia commemorativa in ricordo di Antonio. La vedova Maria accarezza, più volte e con dolcezza, la saracinesca della pescheria, quasi come se fosse il volto del marito. Ma Antonio non c'è più e alla famiglia Morione non restano che i ricordi.

A Boscoreale il corteo partito da piazza Vargas si è riunito in preghiera all'esterno della pescheria. Davanti alla gigantografia di Antonio Morione, il simbolico cero della giustizia. Dopo un momento di silenzio, risuona in quel luogo di morte, forte e chiaro, il grido di verità della famiglia. Ad un anno dall'omicidio non ci sono colpevoli e la caccia ai balordi è ancora aperta.

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