Quattro killer alla sbarra e una famiglia distrutta che chiede giustizia. Continua il processo contro gli assassini di Antonio Morione, pescivendolo ucciso a Boscoreale durante un tentativo di rapina. Toccherà prima alle vittime salire sul banco dei testimoni per ricostruire davanti al giudice Cristiano della Corte d'Assise di Napoli gli ultimi istanti di vita del 41enne. Una dura prova per la vedova Maria e per i figli Teddy e Noemi, costretti a rivivere ancora una volta quella sequenza di morte. Difesi dall'avvocato Giuseppe De Luca, testimonieranno nel corso della prossima udienza in programma a metà mese.

A rischio ergastolo Francesco Acunzo, Luigi Di Napoli, Angelo Palumbo e Giuseppe Vangone accusati di essere gli uomini del commando armato che all'Antivigilia di Natale del 2021 fece irruzione nella pescheria di Antonio per rubare gli incassi. La banda puntò la pistola contro la figlia minorenne del pescivendolo che non esitò con un gesto di coraggio a proteggere la sua famiglia. Morione oppose resistenza e squarciò le gomme dell'auto dei rapinatori per imperdigli la fuga. E sarà proprio questo a condannarlo a morte. Una raffica di proiettili raggiunse Antonio che morì poco dopo davanti ai suoi figli. A sparare, secondo l'accusa, fu Giuseppe Vangone. 

Ma a sostenere il castello accusatorio messo in piedi dal Pubblico Ministero Giuliana Moccia potrebbero essere intercettazioni ambientali e immagini di videosorveglianza, che saranno al vaglio del giudice nel corso del processo. Elementi probatori in cui potrebbe essere racchiusa, senza ombra di dubbio, la colpevolezza di ognuno degli imputati. A stringere il cerchio attorno ai quattro rapinatori sono state le attività di indagine svolte senza sosta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata. Fissata a metà mese la prossima udienza in primo grado per chiarire ogni punto oscuro di uno degli omicidi più efferati della zona vesuviana. 

 

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