TORRE ANNUNZIATA. "Luigi Maresca e Vincenzo Amoruso ammazzarono zì Natalino. Ma io non li vidi salire sulla moto, partita da Palazzo Fienga verso lo stadio Giraud. A via Bertone, sentii soltanto il rumore dell'acceleratore". Il pentito di camorra Aniello Nasto "quarto piano", collegato in videoconferenza, conferma in tribunale che ad uccidere Natale Scarpa, 73enne padre del ras dei Gallo-Cavalieri, Vincenzo "caramella", furono due tiratori scelti del clan Gionta. Luigi Maresca, alias 'o trippone, ed il killer defunto Vincenzo Amoruso 'a vecchiarella.

IL PROCESSO. Il collaboratore di giustizia ("punito" dal clan ammazzandogli due fratelli) ha raccontato la sua versione ai giudici della Corte d'Assise di Napoli, nel corso del processo sul raid avvenuto il 14 agosto 2006 in piazzale Gargiulo. Alla sbarra il solo Maresca (assistito dagli avvocati Giovanni Tortora e Michele Riggi), unico tra gli imputati a scegliere la difesa con rito ordinario.

Lo scorso 23 febbraio, infatti, per l'omicidio erano già stati condannati a vario titolo, ma in abbreviato, Giuseppe Coppola (ergastolo), lo stesso Nasto (8 anni) e l'altro pentito del clan, Vincenzo Saurro "sciabolone" (8 anni). Il gup del tribunale di Napoli, Paola Piccirillo, aveva invece assolto il boss Aldo Gionta (tuttora detenuto, in regime di 41-bis, presso il carcere di Opera) dall’accusa di essere il mandante del delitto. Anche il fratello del "boss poeta", Pasquale Gionta 'o chiatto, era stato accusato di essere il mandante dell’agguato ai danni di "zì Natalino" Scarpa. Ma, dopo una condanna in primo grado, venne assolto con formula piena in appello.

A tirare in ballo Aldo e Pasquale Gionta, i racconti fatti agli inquirenti da diversi pentiti. Tra questi, oltre a Nasto, Michele Palumbo ‘munnezza’ e Carmine Martusciello, ex esponente della camorra dei Quartieri Spagnoli, poi passato nelle fila dei Gionta. I racconti di Nasto e Martusciello, nel 2008, portarono la Dda partenopea sulle tracce dei presunti mandanti ed esecutori materiali. Nasto, in particolare, riferì che Maresca e Amoruso raggiunsero il luogo dell'agguato in sella ad una Kawasaki, fornita da Giovanni Iapicca "rangetiello". Pure Iapicca, così come i due figli di don Valentino Gionta, è stato scagionato da ogni accusa.

IL MOVENTE. Da ricercare, molto probabilmente, in un momento di altissima tensione vissuto nel 2006 tra i Gionta ed i Gallo-Cavalieri, anche per il controllo delle piazze di spaccio a Torre Annunziata. Una vera e propria faida di camorra, costata la vita al "colonnello" del clan Cavalieri Natale Scarpa, freddato con 14 colpi calibro 9 esplosi al collo, al corpo e al torace. "Zì Natalino", nel febbraio dello stesso anno, schiaffeggiò in pubblico Valentino Gionta junior, figlio di Aldo il "boss-poeta" e nipote del fondatore della cosca rivale. Vale junior, all’epoca 14enne, durante le feste per il Carnevale lanciò un uovo addosso al “vecchio”. Natale Scarpa reagì con un'offesa, poi pagata con il proprio sangue, sotto gli occhi di decine di testimoni.

LE PROSSIME TAPPE. L'intero processo, a carico di Maresca, si gioca sulla attendibilità delle dichiarazioni di Nasto e Saurro. Ma alla prossima udienza sarà la volta di un altro pentito di camorra, Michele Luppo, raccontare la sua verità ai giudici. Secondo il collaboratore di giustizia "per evitare lo scoppio di una faida, Giovanni Colonia dei Gallo si recò a Palazzo Fienga, a casa di Gemma Donnarumma, per raccomandarle di considerare chiuso l’episodio…la signora Gemma disse che non poteva dare una risposta subito, che doveva parlare con i carcerati. La risposta in un primo tempo fu negativa…”. I “carcerati” - così sempre Luppo, nelle carte agli atti del processo - “avevano detto che non volevano saperne niente e che volevano la testa di zio Natalino”. Oltre a Luppo, il pm della Dda di Napoli, Claudio Siragusa, ha chiesto di ascoltare in aula il pentito ercolanese Vincenzo Raimo, ex compagno di cella di Aldo Gionta.     

 

 


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