Omicidio Siani, l’Antimafia riapre l’inchiesta. Il merito? Tutto in un libro…
Nuove indagini dopo il 'Caso non è chiuso' di Roberto Paolo. Il post su facebook del giornalista
09-06-2015 | di Salvatore Piro

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“Questa mattina sono stato svegliato dal rumore di un elicottero. Mi sono affacciato al balcone e ho visto un velivolo della polizia fermo su una zona tra il Duomo e la Stazione Garibaldi. Non sapevo ancora che quella retata è scaturita dalle indagini sull'omicidio Siani che la Dda ha riaperto a seguito del mio libro”.
E’ il post scritto oggi sulla sua bacheca facebook, senza enfasi ma in modo freddo e lucido. Così come compete a un cronista consumato. Anche nell’epoca ‘social’. E’ il post di Roberto Paolo, caporedattore del “Roma” di Napoli, autore de “Il caso non è chiuso – La verità sull’omicidio di Giancarlo Siani” presentato, dopo quattro lunghi anni di personali indagini, il 27 febbraio scorso anche a Torre Annunziata presso il “Caffè Nuovevoci” (vedi articolo e video correlati, ndr).
Una controinchiesta giornalistica coi fiocchi, a 30 anni esatti dalla morte del giovane inviato de “il Mattino”, ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Un libro nato dall’instancabile “culto del dubbio” del suo autore: sei persone già condannate all’ergastolo per l’efferato omicidio Siani ma falle, troppe, nelle indagini e nelle carte del processo.
A scuola di legalità con l’avvocato Gianmario Siani
Gli alunni dell’Istituto Alfieri di Crotone in classe con il nipote di Giancarlo, il cronista ucciso dalla camorra
E’ così che Roberto Paolo fa il ‘giornalista-giornalista’ (per dirla con Marco Risi e lo sceneggiatore di ‘Fortapasc’, pellicola del 2009 di ricostruzione nemmeno troppo riuscita del delitto e di quegli anni bui, ndr). Paolo studia scartoffie soprattutto in emeroteca, legge e rilegge quelle carte, imbattendosi infine in una confessione-choc: quella di un uomo che in una sera di marzo confida al caporedattore del “Roma” di aver consegnato le armi a due insospettabili killer del clan Giuliano di Forcella. Il dubbio cresce, Roberto Paolo scrive e la Procura di Napoli riapre il caso Siani, ora affidato ai pm Enrica Parascandolo e John Woodcock.
Stamattina la maxi-retata a Forcella (64 gli arresti) della Dda di Napoli, nei confronti di presunti appartenenti alle famiglie camorristiche Giuliano, Sibillo, Brunetti e Amirante (associazione di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, le accuse mosse a vario titolo agli odierni indagati) rappresenta solo l’ultimo esito di una coraggiosa controinchiesta giornalistica. Roberto Paolo lo scrive anche oggi, senza enfasi, sulla sua bacheca ‘social’. Il caso non è chiuso. Affatto. La retata contro la camorra dei ‘bimbi’ ne è solo l’ennesima prova.
In foto Roberto Paolo, col presidente degli Avvocati Gennaro Torrese e il giornalista Vincenzo Lamberti, in occasione della presentazione del suo libro a Torre Annunziata
