Operazione "Fake Money". Dettagli e nomi degli arrestati
In carcere la mente informatica, Carmine Guerriero. Ai domiciliari sua madre, sua sorella e la cugina
06-12-2016 | di Redazione
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In Italia l'hanno definita "Fake Money". E' il nome attribuito dagli inquirenti alla complessa operazione che ieri ha sgominato una presunta associazione criminale, con base a Castellammare di Stabia, finalizzata alla commercializzazione di banconote false in tutta Europa (qui e nei link in basso). Otto le persone destinatarie di un'ordinanza di applicazione di misura cautelare, eseguita dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma, su richiesta della Procura di Torre Annunziata.
In carcere, assieme a Carmine Guerriero, di 30 anni, ritenuto la mente informatica del gruppo e residente a Castellammare di Stabia, è finito anche Salvatore Caldarelli, classe '61, residente invece a Terzigno. Agli arresti domiciliari, poi, Anna Sorrentino, 22enne cugina del genio stabiese del pc. Ai domiciliari pure la madre ed una delle due sorelle di Carmine Guerriero. Si tratta di Carmela Cavallaro, di 48 anni, nata a Torre Annunziata, e di Filomena Guerriero, classe '88, residente a Castellammare. Coinvolta nell'indagine anche la sorella più piccola in famiglia, che all'epoca dei fatti però era minorenne. La sua posizione ha subito uno stralcio. I relativi atti sono stati così inviati alla competente Procura di Napoli.
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Tre persone, infine, sono state sottoposte all'obbligo di firma: R.C., classe '88, di San Giuseppe Vesuviano; V.F., 52enne di Gragnano ed R.C., di 57 anni, residente nel salernitano, a Capaccio. Le indagini, avviate nel 2015, hanno visto il coinvolgimento di diverse autorità estere. Secondo quanto appurato dai finanzieri, a guidare il sodalizio criminale sarebbe stato Carmine Guerriero, che avrebbe individuato i clienti finali agganciandoli grazie alla pubblicazioni di annunci su un sito del deepweb, la parte "invisibile" di internet alla quale si può accedere solo con specifiche applicazioni informatiche.
"Dopo avere instaurato i primi contatti con i clienti - ha spiegato ieri in conferenza stampa il procuratore Alessandro Pennasilico - il consorzio criminale inviava alcuni campioni da visionare, l'indirizzo e-mail da contattare per definire l'acquisto e un foglio con indicati i mezzi di pagamento preferiti, tra i quali il canale dei money-transfer e il cosiddetto bitcoin (che garantisce l'anonimato delle transazioni finanziarie, ndr)".
Una volta ricevuto il pagamento, l'organizzazione provvedeva all'invio della banconote false, nascoste all'interno di libri tagliati nel mezzo, affidati a ignari corrieri. Particolarmente attive erano le spedizioni in Spagna, dove la polizia iberica ha condotto una parallela inchiesta, che poi ha portato in carcere 15 persone. "Il fenomeno della contraffazione, da noi, è in costante aumento - ha commentato ieri, nel corso della conferenza svoltasi al Palazzo di Giustizia di Torre Annunziata, il Comandante della Guardia Civil - . Il nome della nostra operazione? Anaconda". A tradire i venditori di banconote false - con un giro d'affari stimato intorno ai 600 mila euro, in meno di un anno - alcune spedizioni finite male. In Spagna, ad esempio, un pacco di banconote false finì nelle mani del tipico Juan Carlos, ma "sbagliato". Da lì, l'avvio delle indagini condotte dalla Guardia Civil.
In foto, un momento della conferenza stampa
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