Operazione Olimpo. Da Castellammare ad Agerola, i presunti rapporti di Adolfo Greco con la camorra
“Negli anni ’80 era uno degli uomini di Raffaele Cutolo”: ora l’imprenditore stabiese era in affari con quattro clan
05-12-2018 | di Marco De Rosa
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Tra i nomi del blitz dell’Operazione “Olimpo” che ha portato all’arresto di tredici persone, c’è Adolfo Greco.
Nel corso dei controlli effettuati a casa dell’imprenditore nativo di Castellammare di Stabia, specializzato nel settore della commercializzazione e distribuzione del latte, immobiliare e ricreativo – turistica, sono stati rinvenuti 2,5 milioni di euro. Grazie all’utilizzo di sofisticate apparecchiature in uso alla Polizia Scientifica, è stato rinvenuto il denaro nell’intercapedine del suo appartamento, su cui sono in corso ulteriori accertamenti.
Nel corso delle indagini è emerso che Adolfo Greco, da anni contiguo e al contempo vittima delle principali organizzazioni camorristiche del territorio, si avvaleva della sua “forza di mediazione e di sobria intimidazione” per far pagare il pizzo nei territori di rispettiva competenza ai clan D’Alessandro e Cesarano a Castellammare di Stabia, al clan Di Martino a Gragnano; al clan Afeltra a Pimonte e Agerola. Il tutto grazie alla sua amicizia con alcuni esponenti della camorra locale: Teresa Martone, Pasquale e Vincenzo D’Alessandro, rispettivamente moglie e figli del defunto Michele D’Alessandro, fondatore dell’omonimo clan; Paolo Carolei, “luogotenente” di Pasquale, per conto dei quali il Greco ha costretto il titolare di una catena di supermercati ad assumere un nipote dei Carolei; Ferdinando Cesarano, storico fondatore dell’omonimo clan; i vertici del clan Afeltra, per conto dei quali ha indotto un altro noto imprenditore del settore lattiero-caseario a corrispondere ingenti somme di danaro.
Autoriciclaggio ed estorsione, tra gli arrestati anche il nipote del boss
Soldi delle scommesse nelle tasche dei D’Alessandro: TUTTI I NOMI
Il nome di Greco in fatti di cronaca emerse già negli anni ’80 dopo un’ordinanza di custodia cautelare che lo riteneva affiliato alla nuova criminalità organizzata di Raffaele Cutolo: condannato per favoreggiamento reale per l’intestazione fittizia del Castello Mediceo di Ottaviano, fu poi riabilitato.
Si definiva “amico degli amici” relazionandosi da anni alla criminalità organizzata elargendo periodicamente somme di denaro per esercitare con tranquillità la propria professione. Specie con il clan Cesarano, con cui Greco riuscì a contrattare l’entità della somma da elargire “facendo ricorso a espliciti riferimenti sulla sua vicinanza al clan e ad ‘accordi’ con i precedenti vertici dello stesso”, in particolare interagendo prima con Nicola Esposito, detto “o’ mostro”, e poi con Luigi Di Martino, detto “o profeta” e i loro affiliati, quali Giovanni Cesarano, Aniello Falanga e Attilio Di Somma.
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