Presentate le linee per la proposta di riforma dell’Ordine dei Giornalisti. Tutto cambierà, a cominciare dal nome che diventerà Ordine del Giornalismo. L’obiettivo finale potrebbe essere quello di allestire un unico elenco, superando così la distinzione tra pubblicisti e professionisti. La prima modifica che salta agli occhi è quella dell’abolizione (auspicata) del praticantato.

Nel documento presentato dal presidente Odg Carlo Verna e quello della Fnsi Beppe Giulietti si leggono gli obiettivi della riforma che, stando agli intendimenti dell’Ordine, vuole rilanciare “la funzione del giornalismo”.

Per accedere alla professione di giornalista, secondo le linee guida, sarà necessario aver conseguito una laurea di primo livello a cui far seguire la pratica giornalistica all’interno di un corso universitario riconosciuto e vigilato dall’Ordine oppure aver sostenuto un master di giornalismo post laurea già riconosciuto.

Nel caso in cui risultasse opportuno “salvare” l’elenco dei pubblicisti, per ottenere l’iscrizione all’albo occorrerà oltre alla laurea anche la presentazione all’Ordine di appartenenza della documentazione contabile dei pagamenti ricevuti e il riscontro dei corsi di formazione in materia di deontologia professionale. Al termine del (consueto) percorso biennale, si dovrà sostenere un colloquio sulla deontologia professionale che, se non sarà superato dal candidato, non potrà essere ripetuto prima di tre mesi.

Nel caso in cui si sceglierà di percorrere la via dell’albo unico, tre soluzioni per gestire il momento transitorio: il “passaggio” dei professionisti diretto al nuovo elenco, la possibilità per gli attuali pubblicisti di sostenere l’esame di idoneità dopo aver frequentato un corso di sei mesi gestito dall’Ordine su richiesta del pubblicista da presentare entro cinque anni dalla (eventuale) decisione in materia del Consiglio nazionale dell’Ordine.

Salta, insomma, l’obbligo del praticantato di diciotto mesi in redazione.

Documenti e richieste sono state indirizzate via Pec al Dipartimento per l’Editoria della presidenza del Consiglio. Comincia ora l’iter della proposta che dovrà passare il vaglio dell’esecutivo gialloverde e le (prevedibili) resistenze del M5S che dell’abolizione dell’Ordine ha fatto suo cavallo di battaglia.

Paolo Caroccia

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