“Mi ha violentata, ma non lo denunciai. Avevo paura. A volte lui mi picchiava con la padella”. Ricorda tutto oggi, per filo e per segno, Marianna (nome di fantasia), 45 anni di Torre Annunziata. Lo sguardo feroce dell’orco, suo marito, che abusò di lei. L'angoscia ed il terrore del passato li ha scolpiti in viso anche in Tribunale, quando alzandosi dalla sedia, tremante e in abito scuro, il segno del lutto, è chiamata come teste chiave nel processo a carico del suo ex. G.S, 48enne torrese, accusato di violenza privata dal pm della Procura della Repubblica Marco Mansi.

“La vittima è un’altra – continua decisa Marianna in aula, nonostante gli sforzi per trattenere lacrime adesso di liberazione - . E’ mia figlia, è ancora piccola. Ricordo che un giorno il mio ex marito le ruppe un piatto in testa. Aveva solo due anni”. Da quell’episodio, forse, Marianna (madre pure di un’altra ragazza maggiorenne) trovò il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri. Era il 2013. Dopo tanto silenzio.

Marianna è sempre giovane, sì, ma ha già gli occhi sconvolti da un passato orrendo. Un passato col cuore che sobbalzava in gola, ogni volta che la porta di casa si apriva. Le chiavi nella “toppa” ad annunciare l’arrivo di suo marito. "Diceva che ero una morta di fame, perchè non lavoravo. Gli rifiutai un rapporto sessuale e lui mi colpì con una scarpa in testa: devi morire come un coniglio, diceva".

Il racconto della 45enne di Torre Annunziata va avanti, è zeppo di dettagli. Nitidi, crudi, svelati in aula con  troppo violenza. Anche per chi ora ascolta la sua storia. Forse pure per i giudici della seconda sezione penale (presidente di collegio Antonio Pepe), che dopo quasi mezz’ora di domande “liberano” la donna dal suo passato.

Per Marianna il peggio è dietro le spalle. Ma quei dettagli violenti tornano a galla. Spesso. Soprattutto oggi. Costretta in aula a “spogliarsi” dei ricordi, raccontando di abusi e di un piatto rotto in testa. Ad una vittima innocente di soli due anni.

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