Ospedale di Boscotrecase, morte sospetta di Luigi Foglia: le parole del figlio
Il racconto di Cosimo sulle ultime 36 ore di vita del padre, ex dipendente dello spolettificio di Torre Annunziata
17-07-2015 | di Raffaele Perrotta
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“Mio padre è entrato per un ischemia del miocardio ed è uscito nella bara”. Il racconto di Cosimo delle ultime 36 ore di vita del padre, Luigi Foglia, ha venature drammatiche e surreali. Sembra l’ennesimo, ultimo, caso di malasanità all’ospedale di Boscotrecase.
“È iniziato tutto con un malore che ha avvertito verso le 3 di notte tra il 14 ed il 15 luglio”. Cosimo è lucido, scandisce le sue parole anche se la sua voce è rotta dalla tragedia che sta vivendo insieme a sua madre e al fratello Antonio. “Non sapeva se fosse un problema legato alla digestione o al cuore, per questo motivo, la mattina appena sveglio, ha chiamato il suo cardiologo ed è sceso a fare le analisi degli enzimi”.
Due giorni che Cosimo ha vissuto intensamente, dal 15 mattina appunto, fino alla sera del giorno dopo, quando i medici hanno detto che per il padre non c’era più nulla da fare. “Papà soffriva già di problemi al cuore, era sotto controllo. Ma mai avrei creduto che potesse morire per un’ischemia del miocardio”.
15 LUGLIO. “Il pomeriggio del 15 papà è passato dal cardiologo con il risultato delle analisi. Il dottore le ha lette e gli ha consigliato di andare subito all’ospedale. Così abbiamo facciamo. Alle 18 eravamo a Boscotrecase e dopo quasi un’ora è stato ricoverato nel reparto UTIC. Subito monitorato e sottoposto a cura farmacologica. Gli è stata diagnosticata un’ischemia del miocardio. La serata, nonostante il caldo insopportabile, l’ha passa tranquilla, tanto che ci siamo scritti e sentiti”.
L’impianto di condizionatori è rotto nell’intero reparto, alcuni “sono usati come gettacarte. Ho subito pensato che quella temperatura, in quel reparto in particolare, era da omicidio per un cardiopatico”. Di più. Ci sono anche problemi legati a piccoli cedimenti del soffitto, tanto che “alcune tratti dei corridoi sono transennati”.
È un dramma nel dramma quello che si vive nel nosocomio Sant’Anna e Madonna della Neve. Quello di una struttura letteralmente abbandonata e quello di pazienti su cui grava anche il peso dei disagi.
16 LUGLIO. “Alle 7 del mattino dopo sono già da lui. Abbiamo parlato e scherzato”. Cosimo non dimentica neppure un momento, ci torna riprendendo anche i dettagli di quei minuti passati col padre.
“L’ho salutato dicendogli che sarei ritornato con il barbiere più tardi e così ho fatto. Verso le 14 stavo li. L’aria era irrespirabile per il caldo e ho trovato lui tutto sudato. L’ho aiutato anche a rinfrescarsi con delle salviette. C’era solo un ventilatore nel corridoio per questo in serata ne feci portare uno nostro da mamma”.
Cosimo riesce a parlare con i dottori. “Mi hanno detto che stava migliorando, il battito si era normalizzato come anche la pressione. Appena gli enzimi sarebbero scesi ulteriormente l’avrebbero portato a fare una coronarografia. In un’altra struttura, però, perché l’ospedale è sprovvisto del macchinario”.
I MOMENTI DEL DRAMMA. “Alle 20,36 chiamo papà. Mi dice che sta bene ma si sente giù fisicamente. Proprio pochi minuti prima gli hanno somministrato 3 pillole di cui non sappiamo nemmeno il nome”. Il racconto si fa sempre più triste. I momenti diventano concitati e tutto precipita in pochi minuti.
“Mia mamma era con lui in stanza. Papà ha chiesto ai dottori di andare in bagno ed al ritorno gli danno altre 3 pillole. Le ha prese, ha guardato mamma ed ha detto di non sentirsi bene. Le apparecchiature che lo monitoravano sono iniziate a suonare. I medici che sono entrati in stanza hanno rassicurato mamma dicendo che era la sudorazione dovuta al caldo e l’hanno fatta uscire”.
Sono quasi le 22. “Hanno detto a mio fratello che papà era morto”. Cosimo fa di nuovo gli occhi lucidi ma continua a raccontare quei momenti. “Quando sono arrivato in ospedale, ho chiesto subito di parlare con i medici. Volevo sapere cosa fosse successo ma il dottore non è stato chiaro”.
LE COSE NON TORNANO. “Ho visto il dramma sul volto degli infermieri. Mi è parso strano perché dovrebbero essere abituati a simili eventi”. Cosimo preferisce continuare. Dice che i dettagli sono importanti. Gli stessi dettagli che ha detto ai carabinieri che sono andati all’ospedale.
“Non funziona la sala mortuaria tant’è che abbiamo deciso di portarlo a Castellammare”.
Minuti su minuti in un clima teso e di dolore reso ancora più soffocante dal caldo della serata. “Abbiamo aspettato le onoranze funebri. L’hanno dovuto scendere a braccio perché nemmeno l’ascensore funziona”.
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